Etiopia: torna lo spettro della fame

Etiopia: torna lo spettro della fame

Secondo le Nazioni Unite è la crisi alimentare peggiore degli ultimi trent’anni. Già 8,2 milioni di persone sono denutrite, potrebbero essere 22 milioni a inizio 2016. Aumentati di un terzo i prezzi del mais.

Le immagini di questi giorni della siccità in Etiopia rievocano lo spettro della fame e fanno tornare indietro nel tempo, a quelle altre immagini degli anni 80 che scossero la coscienza di tutto il mondo. Secondo le Nazioni Unite quella attuale è la peggiore crisi alimentare che si è verificata da allora: 8 milioni e 200 mila sono le persone colpite, in particolar modo nel nord-est del Paese, in un’area molto vasta paragonabile all’Italia.

La siccità è stata provocata da una forma particolarmente violenta di El Niño, il fenomeno climatico periodico legato al riscaldamento dell’Oceano indiano, che si manifesta con modificazioni della circolazione atmosferica in tutto il pianeta e provoca fenomeni estremi come inondazioni e, all’opposto, riduzioni estreme delle precipitazioni. In Etiopia ha fatto saltare due stagioni delle piogge, in un Paese dove l’80-85% della popolazione è contadina e vive di agricoltura. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che l’attuale crisi alimentare ha già superato i livelli dell’ultima verificatasi nel 2011 e che il numero di persone denutrite nella regione potrebbe raggiungere i 12 milioni alla fine di quest’anno e addirittura raddoppiare arrivando a 22 milioni nei primi mesi del 2016.

In questi giorni le Nazioni Unite hanno lanciato un nuovo allarme facendo sapere che i donatori non stanno rispondendo in modo abbastanza rapido alle richieste di aiuto per l’emergenza siccità in Eitopia, dove il numero di bambini malnutriti sta aumentando a dismisura. Secondo Save the children quasi cinque milioni di bambini rischiano di soffrire la fame e 350 mila bambini sono già gravemente malnutriti e necessitano di cure.

Il governo etiope ha stanziato 192 milioni di dollari per rispondere alla crisi lo scorso mese e sta spostando eccedenze alimentari da altre zone del Paese verso le aree colpite, ma secondo le Nazioni Unite servono altri 348 milioni di dollari entro la fine dell’anno per contenere le conseguenze della carestia. A complicare la situazione è l’aumento del prezzo dei cereali nel Paese: il mais, per fare un esempio, ha avuto rincari del 26% quest’anno.