«Il mio sogno per il Madagascar»

«Il mio sogno per il Madagascar»

Il racconto di padre Jean Chrys, sacerdote salesiano della diocesi di Toliara: «Scuola e cibo per dare un futuro ai ragazzi di Andranovory»

 

Una casa di accoglienza per i bambini e una scuola per offrire loro una possibilità di formazione culturale e di riscatto. Un piccolo ospedale e una farmacia per far fronte alle esigenze sanitarie della popolazione. Dare la possibilità alle persone di poter usufruire di acqua ed elettricità, organizzare una distribuzione più abbondante e capillare di medicine, cibo, vestiario, materiali scolastici.

Sono i progetti che padre Jean Chrys intende realizzare al più presto in Madagascar grazie ad una rete di sostegno internazionale, affidandosi all’aiuto della Provvidenza. Il sacerdote lo scrive una lettera dal Madagascar, per far conoscere la realtà e le sfide di ogni giorno di un Paese segnato dall’estrema indigenza, dominato ancora dalla religione tradizionale, con riverberi di superstizione, magia, stregoneria, dove i religiosi, spesso, incontrano numerose difficoltà nell’opera di prima evangelizzazione. Padre Jean Chrys, sacerdote salesiano che appartiene alla diocesi di Toliara, ha particolarmente a cuore la gente di Andranovory, distretto dove ha svolto una delle sue prime esperienze di evangelizzazione, non molto distante da Toliara, e che ancora adesso, con il permesso del vescovo, continua ad aiutare.

«Metto tutto nelle mani del Signore e lo presento a voi affinché ognuno sia cosciente della miseria che esiste qui e ciascuno possa dare una mano», scrive. «Il mio obiettivo è aiutare la gente nella povertà, nell’ignoranza e nella sofferenza causata dalla malattia. Andranovory è una zona di prima evangelizzazione: mancano i preti, i cristiani sono pochi, la gente vive nella povertà totale e nell’ignoranza. La religione tradizionale è ancora molto forte e forti sono la superstizione, la magia e la stragoneria ed è difficile  convincere alla vera fede. Qui non c’è nulla, né acqua né elettricità; nei periodi di pioggia la gente è costretta a raccogliere l’acqua piovana e quando questa si esaurisce, si ricorre alle autocisterne. La popolazione è disperata, in questa zona tanto arida non si può nemmeno costruire un pozzo: fino a 200 metri di profondità, infatti, non si riesce a trovare l’acqua. Per quanto possibile, la gente tenta di vivere dedicandosi ad allevamento e coltivazione, ma il clima secco e l’acqua che scarseggia rendono estremamente ardua l’impresa».

«Ci sono lunghi periodi in cui la gente non ha nemmeno da mangiare – continua padre Jean Chrys – e a quel punto i ragazzi rubano e le giovani donne si prostituiscono. Con la piaga della prostituzione si verifica un’ulteriore conseguenza negativa: ci sono tante ragazze madri e bambini senza padre e la povertà si aggrava. Senza cultura e nella povertà, diventa difficile convincere la gente a mandare i bambini a scuola, gli adulti preferiscono che i piccoli aiutino a scavare la terra o a pascolare gli zebù. Nelle zone rurali ci sono delle scuole elementari e poi ad Andranovory due scuole medie, una statale e un’altra gestita dalle suore della congregazione della Sacra Famiglia. Frequentare la scuola media diventa complicato, la gente è povera, vive lontano e i ragazzi per poter  seguire le lezioni dovrebbero percorrere diversi chilometri al giorno a piedi dalle zone rurali per arrivare in centro. L’unica soluzione sarebbe trasferirsi ad Andranovory, ma la gente non può permettersi di pagare un affitto né di procurarsi cibo e vestiti. Sto cercando di impegnarmi soprattutto ad aiutare i bambini ad andare a scuola e a far diminuire le tasse scolastiche che sono molto pesanti per i genitori. Per far fronte alla mancanza di cibo ho attivato una rete di distribuzione del riso una volta al mese per le famiglie più povere in assoluto».

Accesso alle cure mediche e diritti dei lavoratori? Nella sua lettera padre Jean Chrys racconta tutte le fatiche della situazione in Madagascar: «Un problema molto grave è la difficoltà di accedere alle cure sanitarie e la malattia diventa un’altra piaga. La gente è molto povera e quasi sempre impossibilitata a recarsi in ospedale perché le cure mediche sono molto costose: si preferisce far ricorso alla stregoneria e alla religione tradizionale, che in realtà come è evidente non darà mai alcuna speranza di guarigione. Chi lavora non ha diritti e tutele; proprio recentemente ho organizzato degli incontri per spiegare ai giovani le loro potenzialità e renderli consapevoli dei propri diritti».