Il Mozambico travolto dallo scandalo del debito

Il Mozambico travolto dallo scandalo del debito

Il governo ha nascosto un debito di 1,35 miliardi di dollari contratto con Credit Swiss e la banca russa VTB con il quale avrebbe acquistato anche navi da guerra. Ora il Paese è a rischio default.

Dopo anni di crescita economica e di fiducia da parte degli investitori, il Mozambico è a rischio default. La moneta locale, il Metical, è in caduta libera, l’inflazione è alle stelle e le agenzie di rating hanno declassato l’affidabilità del Paese da B a tripla C, a causa soprattutto di un debito che ormai ammonta all’82,2% del Prodotto interno lordo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la rivelazione lo scorso aprile da parte del governo di aver contratto un debito per un valore di circa 1,35 miliardi di dollari con due banche estere, la svizzera Credit Swiss e la russa VTB. Il debito è il risultato di operazioni concluse sottobanco, effettuate tenendo all’oscuro sia i cittadini mozambicani che il Fondo monetario internazionale, il quale stava aiutando il Mozambico a pagare il suo debito estero con prestiti di salvataggio. Dopo le rivelazioni, sia il Fmi che la Banca Mondiale, la Gran Bretagna e il G-14, ovvero i Paesi che aiutavano il Mozambico hanno sospeso la cooperazione con Maputo.

Non è il primo caso di indebitamento “oscuro” da parte del governo mozambicano. Nel 2013 Maputo ha chiesto un prestito a Credit Swiss e VTB di circa 850 milioni di dollari a un tasso di interesse dell’8,5% con il pretesto di rimettere in sesto il settore della pesca del tonno. Ma secondo un’inchiesta del Wall street journal 500 milioni di dollari di questo finanziamento sarebbero stati dirottati verso l’acquisto di navi da guerra ed altri equipaggiamenti militari.

Una serie di inchieste condotte dal Wall Street Journal e dalla Juibilee Debt Campaign, la campagna per la cancellazione del debito dei Paesi poveri, hanno portato alla luce una serie di prestiti concessi al Mozambico dalle due banche in questi anni: un prestito di 622 milioni di dollari per materiale da guerra, di 535 milioni per la costruzione di navi e di 850 milioni per la flotta peschereccia (poi in gran parte dirottati per fini militari). Ci sarebbe poi un altro debito di 221 milioni contratto dal ministero degli Interni con un Paese il cui nome non è stato rivelato.

Nonostante le banche che hanno concesso i crediti siano una svizzera e l’altra russa, le transazioni sono state tutte effettuate a Londra, per questo motivo è in corso un’indagine da parte della Financial Conduct Authority. Alle banche viene rimproverato di aver concesso crediti a investitori senza rispettare le regole. In Mozambico sarebbero emerse difficoltà di pagamento e ciò avrebbe comportato una ristrutturazione dei crediti. Il debito del 2013 di 850 milioni di dollari è stato ricontrattato a maggio dal governo mozambicano, il che ha comportato una dilazione dei tempi e un innalzamento dei tassi di interesse. In più, a partire dal 2013 la moneta mozambicana ha subito una svalutazione del 40 per cento rispetto al dollaro. Già prima di queste ultime rivelazioni il Mozambico spendeva il 12,6% delle sue entrate annuali per ripagare il debito estero (molto di più rispetto alla percentuale del 6,7% prevista dal Fmi tre anni fa). Ora con il capestro dei debiti contratti con Credit Swiss e VTB la situazione si fa ancora più seria.

La questione dei prestiti utilizzati per fini militari getta un’ulteriore luce anche sull’instabilità politica del Mozambico. A 24 anni dalla fine della guerra civile, è di nuovo tensione fra i miliziani della Renamo, la Resistenza nazionale mozambicana, e il Frelimo, il Fronte di liberazione del Mozambico oggi al potere. Dopo gli accordi di pace di Roma del 1992 i combattenti della Renamo avrebbero dovuto essere assorbiti dall’esercito mozambicano, ma di fatto questo non è mai avvenuto completamente. Alcuni dei leader del movimento di resistenza sono diventati parlamentari ma senza mai ottenere posti di potere.

Investimenti esteri in MozambicoNegli ultimi dieci anni il Mozambico ha vissuto un periodo di forte crescita economica, al ritmo di un +7,3% all’anno dal 2014 e si è rivelato un Paese ricco di risorse naturali, attraendo imponenti investimenti dall’estro (vedi grafico a sinistra). Nell’estremo nord, a Rovuma, è stato scoperto un imponente giacimento di gas naturale, nella regione di Tete c’è la più grande miniera a cielo aperto di carbone e nel centro del Paese pare siano state scoperte diverse miniere di grafite. Ma la crescita economica e le ricchezze del Paese finora non hanno portato benessere alla popolazione, metà della quale continua a vivere al di sotto della soglia della povertà.