L’altra metà del cielo

Sin dagli anni Trenta le africane pilotano degli aerei. E oggi sono sempre di più quelle che fanno carriera in aeronautica

In Kenya, Irene Koki Mutungi è una vera star. Non sfila per grandi stilisti e non ha neppure vinto una maratona o un reality show. È semplicemente un pilota della compagnia aerea nazionale. Nel giugno del 2014, ha reso orgogliosi i suoi connazionali, facendo atterrare a Parigi il famoso Dreamliner, il Boeing 787, decollato qualche ora prima da Nairobi. Una prima volta per una donna e per una africana. Sono dieci anni che Irene lavora per la Kenya Airways; sino al 2009, era anche l’unica donna ai comandi di un aereo. Altre donne stanno seguendo le sue orme: fanno parte di una nuova avanguardia di “amazzoni dell’aria” che non soffrono il mal d’altura.

Una delle più famose è Amsale Gualu Endegnanew, primo comandante donna della compagnia aerea del suo Paese, l’Ethiopian Airlines, nell’ottobre del 2010. Nello stesso anno, in Zimbabwe, Chipo Matimba, ex pilota di caccia dell’aviazione nazionale, passata all’aeronautica civile quattro anni prima, è diventata comandante presso l’Air Zimbabwe. Nel 2006, Alexandra Lima è diventata la prima pilota donna dell’Angola. In Camerun, nel 2011 la compagnia nazionale Camair-Co ha ammesso la prima donna nella cabina di pilotaggio di un suo aereo. Persino il Sud Sudan ha la sua comandante donna, Aluel Bol Aluengue, che lavora per Ethiopian Airlines. Infine, nel gennaio 2015, la società togolese Asky ha reclutato la sua prima pilota, la congolese Ossebi Baza. Così, sempre più donne sono attratte dall’alta quota e non esitano a fare studi specifici per bussare alle porte delle compagnie aeree e prendere il volo: è il caso di Patricia Mwuli del Ghana, Imoleayo Adebule della Nigeria, Edith Mala Diop della Costa d’Avorio e Esther Mbabazi, che recentemente ha preso il comando di aerei civili pur avendo meno di 25 anni.

Insomma, i cieli africani si stanno sempre più femminilizzando, tanto nelle forze aeree militari che nell’aviazione civile. Molte continuano a seguire l’esempio delle due veterane africane del volo, la sudafricana Sakhile Nyoni e la nigeriana Chinyere Kalu. Entrambe hanno abbandonato la cabina di pilotaggio, ma non il mondo dell’aviazione. Sakhile Nyoni, dopo aver servito nella compagnia aerea del Botswana dal 1988 al 2007, è stata istruttore di volo prima di prendere in mano le redini dell’aviazione civile sudafricana nel 2001. La seconda, prima nigeriana ad aver ottenuto un brevetto di pilota nel 1981, dopo più di 25 anni di carriera, ha preso il controllo del Nigerian College of Aviation Technology dove forma le future generazioni di piloti di tutto il continente. Senza dubbio, insegnerà ai suoi allievi anche la storia delle pioniere dell’aviazione africana. Come l’egiziana Lotfia El Nadi, che ha ottenuto il brevetto nel 1933, a 26 anni, prima donna africana e araba a prendere i comandi di un aereo. In Etiopia, ci si ricorda ancora che, negli anni Quaranta, Weizero Asegedech Assefa ha sfidato la corte di Haile Selassie, dimostrando che una donna poteva sfuggire al destino che la voleva confinata in cucina.

Ed è con qualche emozione che il Marocco evoca Touria Chaoui, diventata pilota a quindici anni nel 1952, ma che quattro anni dopo venne tragicamente assassinata nella sua casa da un uomo che non tollerava l’idea che una donna potesse pilotare un aereo. In Ghana, si rende ancora omaggio a Melody Danquah diventata prima donna pilota della Ghana Air Force negli anni Sessanta. Ma si tratta di exploit ancora rari ai giorni nostri. Infatti, in tutta l’Africa, molte donne continuano a lottare per la parità, non solo in cielo, ma anche sulla terra. MM