Filippine al voto. E un Marcos è il favorito per la vicepresidenza

Filippine al voto. E un Marcos è il favorito per la vicepresidenza

Lunedì le elezioni generali segnate dall’eterno ritorno delle tradizionali dinastie politiche. Tra cui anche quella del presidente padrone che dominò l’arcipelago per vent’anni fino al ritorno alla democrazia del 1986

 

Sta per scattare per le Filippine l’ora della tornata elettorale multipla del 9 maggio. Un unico appuntamento con le urne in cui 54 milioni di aventi diritto su 100 milioni di abitanti decideranno i nomi del presidente e vicepresidente, di metà dei senatori, di tutti i deputati nel Parlamento di Manila e altri circa 18mila rappresentanti nelle amministrazioni locali, dalla carica di governatore di provincia in giù. A loro disposizione schede in diversi casi lunghe fino a 60 centimetri per un esercizio democratico dalle caratteristiche profondamente locali.

Come spiegare altrimenti la presenza tra i candidati di tre generazioni della famiglia Marcos, eredi di una gestione ventennale del potere per metà anche dittatoriale – quella di Ferdinand Marcos – piegata dall’impegno e dalla fede dei filippini nel febbraio 1986 sotto la guida congiunta di Corazon Aquino e del defunto arcivescovo Jaime Sin? Sono bastati pochi anni dal loro rientro nel Paese dopo la morte del capostipite nel 1989, per ottenere riabilitazione piena, anche se a costo della restituzione di (finora) quattro dei 10 miliardi di dollari trafugati al Paese. Un’aberrazione per molti, ma anche il segno che la memoria dei filippini continua a restare eccezionalmente corta e che il sistema non incentiva il ricordo che aprirebbe al cambiamento reale del sistema politico che mantiene determinanti aspetti clientelari ma è anche percorso da corruzione e violenza.

Nemmeno un’eccezione, poi, quella dei Marcos nel contesto locale, dove sette parlamentari su dieci provengono dalle tradizionali dinastie politiche che sono alternativamente indicate come causa dello stallo della democrazia filippina e come suoi promotori.

Tornando ai Marcos: in lizza per un rinnovo della sua carica di deputato in un distretto della provincia-feudo familiare di Ilocos Norte, sull’isola di Luzon che ospita la capitale Manila, è l’86enne Imelda Marcos, vedova del dittatore e espressione più imbarazzante e mai pentita di un’epoca che molti respingono e molti rimpiangono. La 60enne figlia Imee è candidata al governatorato della stessa provincia. ll figlio 26enne di quest’ultima, Matthew, aspira a un posto di consigliere provinciale, guarda caso sempre a Ilocos Norte. Infine, il fratello 58enne Ferdinand “Bombong” Marcos Jr, è senatore in corsa per la vicepresidenza per la quale nel sistema elettorale filippino si vota con una preferenza separata rispetto a quella della presidenza.

E se secondo gli ultimi sondaggi il discusso Rodrigo Duterte resta in testa per la massima carica con un circa un terzo dei consensi, per la vicepresidenza comunque davanti a tutti resta proprio Bombong Marcos, dato in netto vantaggio su Alan Cayetano, l’alleato di Duterte. Molto dietro rispetto a loro è dato il tandem formato dalla senatrice Grace Poe e dal candidato del Partito Liberale (maggioritario alla Camera dei rappresentati e a cui appartiene il presidente attuale Benigno Aquino Jr, figlio di Corazon) con rispettivamente il 22 e il 20 per cento delle preferenze.

Se questi dati fossero confermati si profilerebbe una coabitazione Duterte-Marcos, entrambe personalità controverse e in grado di polarizzare ulteriormente il Paese, portando a maggiori divisioni e altri problemi da affrontare, in particolare riguardo legalità, stato di diritto e amministrazione della giustizia. L’ultima cosa di cui la Filippine hanno bisogno in un tempo di forte crescita economica ma anche di crescenti disparità e contraddizioni.

Sempre restando nella competizione per la massima carica del Paese e il suo vice, ci sono però outsider di tutto rispetto, a partire dal vice-presidente Jejomar Binay. Se il 73enne Binay, attuale vice di Aquino ma da tempo in pieno disaccordo con lui, dovesse vincere la carica presidenziale, sarebbero tre i vicepresidenti promossi sugli ultimi quattro presidenti eletti. Quella dei vicepresidente è un altro aspetto interessante di questa competizione elettorale. Dei 15 presidenti della repubblica che l’arcipelago ha avuto finora, sei sono arrivati dalla vicepresidenza. Tra questi, ultimi Joseph Estrada nel 1998 e Gloria Arroyo nel 2001 (entrambi costretti a dimissioni anticipate per sollevazione pubblica causa corruzione e malaffare). L’occasione di “Bombong” Marcos potrebbe presentarsi già nel 2022.