«Amoris Letitia» vista dal Bangladesh

«Amoris Letitia» vista dal Bangladesh

La Chiesa di Dhaka riflette sulla famiglia come frontiera pastorale anche in Asia: «I fedeli non corrono più in chiesa quando hanno problemi familiari, di conseguenza tocca alla Chiesa raggiungerli con amore e sollecitudine». La sfida concreta di come accompagnare i matrimoni misti in un Paese al 90 per cento musulmano

 

Prosegue in Bangladesh il percorso di riflessione sull’identità sociale e pastorale della famiglia e sul suo ruolo all’interno di un contesto in maggioranza musulmano. Sfide socio-pastorali e culturali si sono intersecate anche nell’incontro organizzato dall’arcidiocesi di Dhaka dal 22 al 24 settembre, successiva a quella simile del 12-14 settembre nella diocesi settentrionale di Rajshahi con il tema “La gioia dell’amore in famiglie cristiane misericordiose”.

Quella di Dhaka, a cui hanno partecipato 300 cattolici della varie parrocchie della capitale, ha avuto al cnetro “L’amore in famiglia, gioia per la Chiesa”. Vari gli argomenti trattati nella Cattedrale di St. Mary, alla luce dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

Come segnalato dal vescovo ausiliare mons. Shorot Francis Gomes, “la Chiesa è preoccupata da quanto sia vero l’amore oggi nelle famiglie, da quali sfide esse affrontano e da come risolvono i loro problemi”. “L’impatto negativo degli sviluppi dell’età moderna dovuti alla tecnologia – ha proseguito il vescovo – sta provocando un declino dell’amore e della fedeltà nelle famiglie”. Per questo, è emerso ancora dall’iniziativa, occorre trovare modalità che affianchino e magari integrino le azioni pastorali specifiche utili a promuovere preghiera, unità, perdono e socializzazione, in particolare dei figli.

“Attualmente, i fedeli non corrono più in chiesa quando hanno problemi familiari, di conseguenza tocca alla Chiesa raggiungerli con amore e sollecitudine”, ha ricordato ancora il vescovo Gomes come riportato dall’agenzia d’informazione cattolica panasiatica Uca News che ha seguito gli incontri.

Vi sono poi le problematiche che sorgono spontaneamente dalla convivenza, non sempre facile, con la consistente maggioranza musulmana che conta quasi il 90 per cento della popolazione bengalese, mentre i cristiani – cattolici in maggioranza – sono solo lo 0,3 per cento. Il tema dei matrimoni interreligiosi è particolarmente delicato, dato che abitualmente l’Islam richiede la conversione di chi voglia sposare un musulmano. La Chiesa, che pure non favorisce questo tipo di unioni per la loro problematicità, ha con esse un approccio costruttivo. “Dobbiamo seguire l’appello di papa Francesco – continua mons. Gomes – affinché i figli di coppie di fede diversa abbiano diritti all’interno della Chiesa. Queste coppie possono diventare addirittura d’esempio, dimostrando praticamente come vivere in pace e armonia pur seguendo fedi diverse”.

L’esempio della coppia formata dal cattolico Asim Gomes e dalla musulmana Munira Islam, che da diciassette anni condividono gioie e difficoltà, è stato illuminante per l’assemblea. “All’inizio ci siamo sposati civilmente e successivamente in chiesa. Pratichiamo ciascuno la propria fede e cresciamo la nostra figlia di otto anni nei valori cristiani. Le difficoltà iniziali, legate anche alle nostre famiglie di provenienza, sono stati tutte superate”, ha comunicato Asim. “A volte con mia moglie ci confrontiamo su temi religiosi ma alla fine accettiamo quello che è meglio per noi, sostenuti dall’amore e dalla fedeltà che ci hanno aiutato ad avere una vita senza conflitti”.