Hun Sen decapita l’opposizione in Cambogia

Hun Sen decapita l’opposizione in Cambogia

Aveva accusato funzionari governativi di comprare like su Facebook: condannato per diffamazione Sam Rainsy (nella foto) è strato costretto a dimettersi da presidente del partito. Estremo tentativo per non lasciar cancellare del tutto l’opposizione al premier da vent’anni padrone incontrastato del Paese

 

Sabato 11 febbraio, Sam Rainsy, guida storica dell’opposizione al lungo controllo sul paese del premier Hun Sen ha annunciato le sue dimissioni da presidente del Partito per la salvezza nazionale della Cambogia. Una mossa che Rainsy ha spiegato come motivata dal rischio di scioglimento dopo che Hun Sen aveva prospettato la dissoluzione di gruppi che abbiano leader condannati per qualche reato. Una chiaro riferimento allo stesso Sam Rainsy, su cui pende una condanna per diffamazione confermata una settimana fa in appello e altre in corso di giudizio. Il 67enne esponente politico, per evitare di finire in cella al rientro, vive da quindici mesi all’estero, soprattutto a Parigi, avendo la doppia cittadinanza cambogiana e francese. A motivare la condanna la sua accusa a alcuni funzionari governativi di pagare utenti di Facebook per accumulare “like” sulla pagina di Hun Sen.

Una condanna immotivata, quella per Sam Rainsy, secondo i suoi sostenitori. Uno dei tanti mezzi da regime utilizzati contro gli oppositori, con diversi risultati. Ad esempio, l’accusa di diffamazione verso Kem Sokha – sindacalista e compagno di impegno politico di Sam Rainsy – è caduta dopo che questi ha mostrato negli ultimi mesi una disponibilità al dialogo con Hun Sen.

In ogni caso, l’uscita di scena del capo dell’opposizione segnerà quasi sicuramente la partecipazione del suo (ex) partito alle elezioni locali di giugno e ancor più alle politiche del prossimo anno. Una svolta in un momento delicato, perché nelle elezioni del 2013, per la prima volta (vincendo 55 seggi contro i 68 dell’avversario) il Partito per la salvezza nazionale della Cambogia aveva di molto ridotto la consistenza parlamentare (a volte plebiscitaria) del Partito del popolo cambogiano dell’inossidabile primo ministro, al potere in modo praticamente ininterrotto dal 1998.

Per almeno un anno dal voto del 2013, la Cambogia aveva vissuto una situazione di alta tensione, con l’opposizione spesso fuori dal Parlamento per protestare contro presunti brogli e intimidazioni che le avrebbero tolto la vittoria. Una protesta rientrata dopo qualche concessione che non ha però eliminato i problemi di fondo nei rapporti tra gli schieramenti, nuovamente incrinatisi significativamente nel 2015 quanto il partito di Rainsy accusò il governo di consentire agli alleati vietnamiti di impadronirsi di fette di territorio cambogiano in cambio di benefici per il premier e sostegno al suo regime. Con la tensione, sono riprese le intimidazioni verso gli oppositori che, dopo un ulteriore boicottaggio di sei mesi lo scorso anno, hanno ripreso il loro posto in Parlamento ma con difficoltà per l’uso frequente dello strumento legale da parte di un potere che esercita un controllo quasi assoluto sugli apparati dello Stato e sulla magistratura.

Con la decisione di Rainsy di lasciare il partito che aveva co-fondato nel 2012, si aprono molte incognite per i 16 milioni di cambogiani, ma si chiude anche la crisi innescata a novembre 2015 con l’emissione del mandato di arresto per lui e per il suo vice, Kem Sokha. Un mandato per una sentenza che era stata condonata due anni prima dal premier ma riconfermata a seguito delle dichiarazioni non favorevoli al governo espresse durante un viaggio in Corea del Sud e Giappone.

Sam Rainsy, era stato privato dell’immunità parlamentare, con certezza di arresto al rientro. Una scelta obbligata, allora, quella dell’esilio, in una situazione che per l’esponente politico rappresentava «la completa eliminazione del solo partito d’opposizione rappresentato in parlamento». Di fatto un ritorno del Paese al sistema monopartitico precedente agli Accordi di Parigi che firmati nel 1991 che aprirono alla Cambogia la tormentata strada della rinascita dopo l’esperienza dei Khmer rossi (1975-1978) e anni di conflitto tra le fazioni.