La morte di Destombes, il vicario della Resurrezione in Cambogia

La morte di Destombes, il vicario della Resurrezione in Cambogia

Missionario dei Mep di Parigi, vicario apostolico di Phnom Penh fino al 2010, è morto oggi in Cambogia all’età di ottant’anni. Espulso nel 1975 insieme a tutti gli altri missionari dai khmer rossi, era stato il primo a poter rientrare nel Paese nel 1989. Padre Mario Ghezzi: «Un uomo che con la Cambogia è morto e risorto passo dopo passo, giorno dopo giorno»

 

La piccola comunità cristiana della Cambogia piange oggi mons. Emile Destombes, il vescovo della sua rinascita dopo il dramma del genocidio dei khmer rossi. Il presule – ottantenne, missionario dei Mep di Parigi – è morto a Phnom Penh, la sede del vicariato apostolico che aveva guidato dal 2001 al 2010, dopo essere stato nel 1989 il primo missionario in assoluto a poter rientrare nel Paese dopo la grande tragedia.

Nato in Francia nel 1935, in Cambogia Destombes ci era arrivato a trent’anni come giovane missionario nel 1965. A Phnom Penh era stato insegnante nel seminario minore e direttore di uno studentato. Poi – dal 1970 – aveva diretto il Comitato per gli aiuti alle vittime della guerra, fino alla conquista di Phnom Penh da parte dei khemr rossi, nell’aprile 1975. Espulso insieme a tutti gli altri missionari aveva insegnato per alcuni anni a Parigi. Finché – nel 1979 – aveva accolto una nuova chiamata missionaria, partendo per il Brasile, dove era stato parroco per dieci anni nello Stato del Goias. Quando, però, nel 1989 le truppe vietnamite lasciarono la Cambogia fu lui il primo prete a poter rientrare in qualità di rappresentante di Caritas Internationalis per l’assistenza umanitaria.

Per un anno rimase l’unico prete straniero nel Paese e potè quindi ristabilire i contatti con alcuni dei suoi vecchi studenti. Nell’aprile 1990, poi, dal partito arrivò l’autorizzazione alla riapertura di una chiesa. Così il 14 aprile 1990, nel giorno di Pasqua, padre Destombes poté presiedere la prima Messa pubblica dopo tanti anni. «Quell’evento vide riuniti circa 3mila fedeli – ha raccontato all’agenzia Eglise d’Asie padre Vincent Sénéchal, anche lui missionario dei Mep in Cambogia, ricordando la figura di Destombes -. È restata nella memoria della Chiesa della Cambogia come la Messa della Resurrezione».

Nominato nel 1997 vescovo coadiutore di mons. Yves Ramousse – il vicario apostolico del periodo precedente al dramma del 1975, anche lui poi rientrato in Cambogia – ne aveva raccolto il testimone nel 2001. Guidando la rinascita di questa Chiesa, che dal 1995 vede anche la presenza dei missionari del Pime. Nel 2010 aveva poi lasciato la guida del vicariato a un altro confratello missionario dei Mep, monsignor Olivier Schmitthaeusler, che oggi gli era accanto nel momento della morte.

I funerali di mons. Destombes si terranno sabato a Phnom Penh, dove verrà sepolto nella parrocchia di San Giuseppe, quella da lui riaperta personalmente nei primi anni Novanta.

Così da Phnom Penh padre Mario Ghezzi, missionario del Pime, sul suo profilo facebook ricorda la figura di mons. Destombes:

«Con la dipartita di mons. Emile se ne va un amico, un padre, un martire bianco come un giovane cattolico cambogiano lo ha definito. Muore un testimone d’eccellenza della storia recente della Cambogia. Un uomo che con la Cambogia è morto e risorto passo dopo passo, giorno dopo giorno. È il morto il 17 aprile del 1975 quando le truppe di Pol Pot lo prelevarono a forza da casa sua e lo rinchiusero per tre settimane, con altri 3.000 stranieri, nel l’ambasciata francese. Per 15 anni ha atteso di poter riabbracciare la Cambogia e i suoi cambogiani. È tornato nel 1990, in incognito, come operatore Caritas, passeggiando per le strade e i mercati di Phnom Penh nella speranza di incontrare qualche cristiano. Iniziò così la risurrezione sua e della chiesa cambogiana. Celebrando l’eucaristia nelle case dei pochi cattolici che aveva raccolto attorno a se. La sua è stata la pastorale del seme che si perde e muore, silenzioso e senza attirare l’attenzione di nessuno. Lui guardava tutti negli occhi, lui ti leggeva nel cuore col suo sguardo docile e paziente. Così, con questo sguardo paziente, dolce e disarmato, ha ricostruito la Chiesa di Cambogia. Ha esalato l’ultimo respiro ieri, dopo aver celebrato l’Eucaristia, mentre recitava il Rosario col suo successore, mons. Olivier. Ci lascia un uomo che ha calpestato le periferie senza bisogno che nessun papa glielo ricordasse, un uomo che ha sempre avuto gli ultimi nel suo cuore e nella sua preghiera. È stato il mio primo vescovo da sacerdote, quando andavo da lui mi accoglieva sempre in maglietta, con le braccia spalancate e con un gran sorriso che gli sgorgava dal cuore. Arrivederci mons. Emile, ora intercedi per me e per la nuova missione di Ta Khmau. E grazie di cuore per ogni parola, gesto, sorriso che mi hai regalato».

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Per conoscere meglio la storia travagliata della Chiesa in Cambogia e della sua rinascita segnaliamo i libri

– Francois Ponchaud, Cristo sul Mekong. Storia della Chiesa in Cambogia (Pimedit 2014)

– Gerolamo Fazzini, Missione Cambogia, I primi 25 anni del Pime nella terra dei khmer (Emi 2015)