Da Ariano Irpino all’Indonesia, come san Francesco Saverio

Da Ariano Irpino all’Indonesia, come san Francesco Saverio

Nate a metà Settecento in Campania come ordine contemplativo le Oblate di San Francesco Saverio oggi sono in prima linea tra i poveri dell’Oriente. Tra loro c’è anche suor Berta, la cui vocazione in Indonesia è nata in una famiglia musulmana. Il prossimo obbiettivo? Una scuola a Sumatra

 

Marina Tobing parla in italiano con inflessioni inglesi e indonesiane. Viene da Medan, nel Nord Sumatra, nell’Indonesia fatta di tribù, di comunità e dove il 90% della popolazione è di fede musulmana. Ha scelto di indossare il velo, dopo il battesimo a 11 anni, e di consacrare la sua vita a Dio pur provenendo da una famiglia islamica, diventando suora.

Marina Tobing, adesso suor Berta, 44 anni e lineamenti delicati che profumano d’Oriente, ha scelto in Indonesia di pronunciare i voti perpetui con la congregazione delle suore oblate di San Francesco Saverio, ordine nato ad Ariano Irpino nel 1732 come luogo di clausura e poi apertosi al mondo e alle missioni, soprattutto in Asia.

Suor Berta scrive, mostra fotografie, parla come un fiume in piena della sua esperienza di giovane donna che scopre la vocazione in una terra lontana grazie all’evangelizzazione dei missionari italiani e delle suore oblate; racconta uno spaccato di una società che non ti aspetti, alle prese, certo, con la povertà ma caratterizzata da un profondo rispetto per la donna e per le minoranze religiose.

Una suora tra i musulmani

Dal diario di viaggio di Suor Berta si comprende come a Medan islam e cristianesimo convivano nella più assoluta tolleranza reciproca. «A Medan, nel Nord Sumatra, la popolazione è prevalente islamica e poi ci sono minoranze protestanti e una comunità cattolica molto fervente, che si nutre dell’insegnamento dei sacerdoti italiani. C’è grande rispetto tra le religioni e nessuno impone all’altro la propria visione spirituale, perché partiamo dal presupposto che il Dio che si invoca con sfumature differenti in realtà sia lo stesso per tutti. Ognuno è libero di scegliere il proprio credo, come è avvenuto per me che, pur provenendo da una famiglia in prevalenza islamica sono stata libera di frequentare la missione cattolica e di scegliere una vita da consacrata. C’è rispetto tra religioni anche nei piccoli riti quotidiani; ad esempio, quando ci si incontra a tavola tra commensali di differenti religioni, si cerca di scegliere cibi e pietanze che non siano in contrasto con la fede di chi partecipa al banchetto ma che possano andar bene per tutti. Le donne sono rispettate nelle proprie scelte, soprattutto quando si parla di matrimonio. Anche se, soprattutto nella comunità islamica più integralista, ci sono delle rigidità sul ruolo della donna nella società, in linea di massima a Sumatra ogni ragazza può scegliere il proprio destino e chi sposare».

Suor Berta, continua poi raccontando il suo incontro con le suore oblate di San Francesco Saverio. «Ero malata e in me era già forte la fede cristiana, proprio perché sono sempre stata libera di frequentare la locale chiesa cattolica e di studiare con preti e suore italiani. Avevo chiesto a Dio di guarire, promettendo in tal caso di scegliere la vita religiosa. Un giorno ho incontrato suor Celina, al secolo Elena De Gregorio, responsabile per le missioni in Oriente delle Suore Oblate di San Francesco Saverio. Suor Celina arrivava da Manila con alcuni nuovi sacerdoti alla ricerca di vocazioni nella terra indonesiana e con la volontà di dar vita ad una nuova missione a Medan. La mia vita è totalmente cambiata quando ho sposato il carisma delle suore oblate, ogni giorno posso scoprire il volto di Dio nel servizio totale, oblativo, verso il prossimo».

La missione delle Oblate di San Francesco Saverio

In questa chiacchierata per Mondo e Missione, avvenuta nella casa madre dell’ordine delle Suore Oblate di San Francesco Saverio ad Ariano Irpino, interviene suor Carmela Mazzone, insegnante ed educatrice, per lunghi anni missionaria con la sua congregazione nelle Filippine. Suor Carmela ci racconta della missione allestita in Indonesia e dei prossimi progetti nel Nord Sumatra. «Dopo varie esperienze in Indonesia con il supporto di sacerdoti italiani, da circa tre anni abbiamo aperto una piccola comunità religiosa a Medan per svolgere l’apostolato di carità tra i più poveri e bisognosi e un centro di formazione primaria, di aspirantato, per le giovani che vogliono provare un’esperienza religiosa nella nostra congregazione. Qui possono ricevere una prima educazione religiosa, capire che cosa comporta prendere i voti, per poi proseguire con gli studi superiori a Manila. La nostra congregazione in Indonesia si occupa di diffondere il Vangelo e far conoscere Gesù Cristo, aiutare i più poveri secondo quello che è il nostro carisma per volere del fondatore Filippo Tipaldi, dare conforto ai carcerati, dare supporto alla liturgia nel santuario della Madonna di Velankani. Il nostro prossimo progetto è quello di aprire una scuola sul posto».

Suor Carmela Mazzone ci racconta poi un po’ di storia della sua congregazione religiosa: «Le suore oblate di San Francesco Saverio sono nate ad Ariano Irpino nel 1732 ad opera del vescovo Filippo Tipaldi, che amava i gesuiti e decise di affidare la nascente congregazione alla protezione di san Francesco Saverio. In principio il gruppo si connotò come ordine di clausura, nel tempo, poi, si è aperto all’Italia e al mondo, prima con un centro educativo a Roma che fa da ponte con l’estero, poi con le missioni nelle Filippine e in Indonesia. Non poteva essere altrimenti, perché il nostro fondatore, Tipaldi, faceva parte di nu istituto missionario dell’epoca e dunque era inevitabile diventare anche noi missionarie nel mondo e prevalentemente in Oriente. Il nostro carisma è di esercitare la carità tra i più bisognosi in Italia e nel Mondo e occuparci dell’educazione delle giovani donne. Già nel 1732 Filippo Tipaldi voleva che le giovani più povere avessero un’opportunità di educazione e formazione che permettesse loro di emanciparsi e di scegliere liberamente di essere suore o madri di famiglia, senza cadere per ignoranza o mancanza di risorse nelle trappole del peccato». Dopo una breve esperienza missionaria in Messico, le suore oblate di San Francesco Saverio, proprio seguendo le orme del loro protettore verso l’Oriente, nel 1996 sono arrivate nelle Filippine, a Manila, dove hanno potuto toccare con mano il disagio della gente e l’estrema povertà. Suor Celina è partita da lì per edificare una missione ormai consolidata e che è sostenuta dall’Italia grazie alle iniziative di beneficenza dell’associazione Ex Alunni San Francesco Saverio: un gruppo di studenti giovani e meno giovani che hanno frequentato la scuola di Ariano Irpino gestita dalle suore e che, per via del legame di affetto che non si è mai perso nel tempo, hanno deciso, anche dopo molti anni trascorsi tra i banchi e nel giardino dell’istituto, di sostenere la missione a Manila, creando anche una rete di adozioni a distanza. Prima una piccola casa in affitto, poi il passo successivo, con l’acquisto di un terreno vicino all’aeroporto di Manila e la ristrutturazione di un vecchio casale, ampliato nel corso del tempo, per assecondare le necessità di una comunità religiosa missionaria in costante crescita.

Oggi sono oltre 40 le suore di San Francesco Saverio che operano a Manila, tra i più poveri, tra i piccoli squatter, i bambini di strada che vivono nei cartoni, tra i carcerati. Riprende Suor Carmela: «In carcere Suor Celina si occupa di evangelizzazione e di progetti in grado di restituire dignità a uomini e donne che hanno sbagliato. Gli uomini sono impegnati nel riciclo della plastica; le bottiglie vengono lavorate per dar vita ad oggetti creativi da vendere per sostenere le famiglie che questi uomini dietro le sbarre hanno lasciato a casa. Le donne, invece, sono impegnate nell’iniziativa ‘cross teach’, cioè dei ricami artistici che il più delle volte servono a realizzare quadri. Con questi lavori le donne riscoprono una propria utilità sociale, riescono a provvedere al sostentamento della propria famiglia e ritrovano una dignità». A Manila sorge un centro di educazione e di accoglienza, dove bambini e adulti bisognosi trovano un pasto e l’amore di Gesù Cristo. Grazie alla rete italiana di sostegno con le adozioni, i bambini e i giovani possono studiare e le ragazze che vogliono scegliere la vita religiosa hanno l’opportunità di seguire tutte le tappe previste dalla consacrazione. Suor Celina è sempre lì, tra poveri, malati, emarginati, instancabile, come Madre Teresa di Calcutta, nel mostrare a chi ha perso la speranza, l’amore di Dio per i suoi figli. I prossimi progetti: una scuola per ragazzi disabili a Manila e l’ampliamento della missione, con centro scolastico, a Capiz, isola delle Filippine nella regione del Visayas Occidentale, dove le due giovani sorelle che hanno dato vita alla comunità, Suor Genelin e suor Vivian, hanno dovuto fare i conti con la devastazione del super tifone Haiyan.