Thailandia, la difficile successione di Maha Vajralongkorn

Thailandia, la difficile successione di Maha Vajralongkorn

Il principe sessantaduenne ha compiuto il primo passo verso l’ascesa al trono del padre, scomparso in ottobre dopo un lunghissimo regno. Ma le incertezze a Bangkok restano pesanti e toccano anche la road-map sul ritorno alla democrazia

 

Dalla notte del 1° dicembre, la Thailandia ha ritrovato una certezza essenziale per un Paese che con la propria monarchia ha un rapporto stretto. Il principe ereditario – rientrato dalla Germania dove abitualmente passa buona parte del proprio tempo – ha accolto l’invito a succedere al padre con il nome ufficiale di Maha Vajralongkorn Bodindradebayavarangkun e quello dinastico di Rama X.

Due giorni prima, il parlamento – non eletto ma designato dalla giunta militare al potere dal maggio 2014 – aveva chiamato al trono il figlio e erede designato di re Bhumibol Adulyadej, Rama IX, deceduto il 13 ottobre, primo passo concreto verso la successione.

L’incontro plenario dell’Assemblea nazionale aveva riconosciuto il diritto del principe ereditario Maha Vajralongkorn ad accedere al trono dell’antico Siam come decimo sovrano della dinastia Chakri. Un riconoscimento in linea con la costituzione del 2007, precedente a quella provvisoria in vigore, che pur cancellata ha trasmesso alla nuova il capitolo riguardante la monarchia. Passi successivi saranno l’udienza del principe, nel frattempo rientrato dall’Europa dove abitualmente soggiorna, con rappresentanti dell’assemblea e la sua accettazione formale della successione.

Una successione, quella del principe sessantaduenne, non contrastata in quanto unico erede maschio. Sancita alla morte del padre dall’approvazione del generale Prayuth Chan-ocha, insieme capo della giunta e primo ministro. Un’eredità comunque pesante quella dell’ottantottenne sovrano scomparso, unico a regnare sulla Thailandia dal 1946 e l’unico che la maggior parte dei thailandesi abbia conosciuto e amato con un’intensità equiparabile a un padre, ma con un’aura semi-divina incentivata dall’agiografia ufficiale. Ufficialmente – per potere condividere il dolore nazionale – secondo la giunta militare al potere Maha Vajralongkorn in precedenza aveva dichiarato la propria volontà di posticipare l’ascesa al trono a dopo la cremazione del padre, prevista a un anno dal decesso.

La verità è che le questioni riguardanti la monarchia sono sottoposte a una draconiana Legge sulla lesa maestà, utilizzata in modo crescente per tacitare ogni opposizione al potere attuale. Per questo, ma anche per l’aura di segretezza che ha sempre accompagnato la vita e le attività dei reali, le scadenza dell’ascesa al trono sono di fatto incerte e sottoposte a scelte che esulano magari dalla volontà dei suoi membri. L’annuncio di giovedì e la partecipazione il giorno successivo del nuovo sovrano ai riti funebri previsti a 50 gironi dalla morte del padre, hanno allentato almeno in parte l’incertezza dei thailandesi, che vedono con apprensione un lungo periodo di transizione e un trono affidato a una personalità che conoscono in modo parziale e considerano in modo ben diverso dal genitore scomparso.

Occorrerà comunque ancora tempo per le varie tappe delle esequie reali e prima che il sovrano si possa sedere sul trono. Intanto la road-map verso il ritorno alla democrazia, finora sostenuta a spada tratta dai gestori del Paese e costata pesanti sanzioni contro chi ne ha messo in dubbio le scadenze, è da qualche giorno al centro di balbettamenti delle autorità con un probabile rinvio al 2018, sia per le elezioni, sia ovviamente per i nuovi parlamento e governo.

In prospettiva, va sempre più delineandosi un lungo periodo di controllo accresciuto di aristocrazia, militari e conglomerati economici su una nazione in cui l’1 per cento della popolazione detiene il 60 per cento della ricchezza. Un ventennio in cui il Paese, già pesantemente in deficit quanto a investimenti, crescita, occupazione e prospettive economiche, dovrà cercare vie anche innovative per recuperare prestigio, quote di mercato e darsi una identità meno logora, meno corrotta e più dinamica.

Difficile in questo contesto delineare le prospettive della monarchia. In questi giorni molti ricordano il discorso che il nuovo sovrano tenne in occasione del compleanno paterno il 5 dicembre 2009. Allora – a pochi mesi da un’altra pagina drammatica della storia recente che avrebbe visto nelle piazze di Bangkok un confronto duro e a volte letale tra le Camicie rosse fedeli all’ex premier Thaksin Shinawatra (ma anche testimoni di insoddisfazione, arretratezza e voglia di partecipazione) e le élite tradizionali centrate nella capitale e tutelate dalle forze armate – il principe Maha Vajralongkorn aveva confermato l’alleanza alla nazione. «In questa occasione positiva, mi impegno solennemente a adempiere per sempre alle mie responsabilità, sia come thailandese, sia come membro della dinastia Chakri al meglio delle mie possibilità e nella più grande fiducia e lealtà verso Sua Maestà e la nazione».