Fatima, Romero e «il vescovo vestito di bianco»

Fatima, Romero e «il vescovo vestito di bianco»

Alla vigilia del viaggio del Papa per le celebrazioni del centenario delle apparizioni mariane il blog salvadoregno Super Martyrio – citando le parole del segreto rivelato nel 2000 – osserva che anche l’arcivescovo martire vestiva di bianco. Ed era nato proprio nel 1917

 

Papa Francesco è in partenza per Fatima, dove sabato si celebrerà solennemente il centenario delle apparizioni mariane che hanno segnato profondamente la storia del Novecento. La vicenda di Fatima è infatti legata alle sofferenze della Chiesa, al tema del martirio e all’invito alla conversione.

Uno sguardo del tutto inedito e interessante su questa vicenda giunge, però, in queste ore dal Salvador attraverso il blog Super Martyrio, che è da anni uno dei custodi più attenti della memoria del beato Oscar Arnulfo Romero. In un articolo intiolato «Un vescovo vestito di bianco. Il beato Romero e Fatima» viene proposto un filo rosso sorprendente tra l’evento delle apparizioni e la vita di Romero. L’arcivescovo di San Salvador ucciso dagli squadroni della morte nel 1980 mentre stava celebrando l’Eucaristia era infatti nato nel 1917, per la precisione il 15 agosto, cioè proprio nel mezzo del periodo in cui la Madonna appariva ai pastorelli a Fatima. In quel 1917 la Madonna parlava ai veggenti di un «vescovo vestito di bianco» che – secondo quanto scritto nella terza parte del segreto, rivelata per volontà di Giovanni Paolo II nel 2000 – insieme ad altri vescovi e religiosi «sale una montagna ripida» attraversando «una città in rovina, afflitto dal dolore e dalla pena», pregando per le anime dei cadaveri che incontrava lungo il cammino, prima di «cadere ucciso da un gruppo di soldati» in ginocchio sotto una grande croce. È impressionante vedere quante di queste immagini ricalchino l’esperienza vissuta in Salvador da Romero.

Certo, la stessa suor Lucia – mettendo per iscritto il contenuto delle apparizioni – identificava il «vescovo vestito di bianco» con «il Santo Padre». E quando la terza parte del segreto venne rivelata nel 2000 fu per tutti naturale pensare ai colpi esplosi contro Giovanni Paolo II in piazza San Pietro il 13 maggio 1981. Ma già allora il cardinale Josef Ratzinger – a quel tempo prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede – invitò a leggere in quel testo non solo un singolo episodio, ma tutto il Calvario della Chiesa del Novecento. «Nella visione – scriveva nel commento teologico pubblicato insieme al messaggio – noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà. Nello “specchio” di questa visione vediamo passare i testimoni della fede di decenni».

Anche in forza di queste parole – allora – non appare una forzatura vedere nella figura di quel vescovo anche il beato Oscar Romero, che indossava una veste talare bianca e che in quel Salvador sfigurato dalla guerra civile letteralmente si muoveva tra i cadaveri portandone tutto il peso e invocando la conversione dei cuori. Non si tratta di una lettura alternativa, ma di un modo per allargare lo sguardo su tutto quanto Fatima evoca riguardo al tema del martirio. E forse anche per andare oltre certe letture che continuano a cercare interpretazioni sensazionalistiche su questa pagina di storia della Chiesa.

Per Romero Fatima era sinonimo di martirio, del coraggio di testimoniare la fede fino alle estreme conseguenze. E il fatto che i due centenari oggi si intreccino – conclude il blog salvadoregno – non è storia del passato, ma un monito anche per questo nostro tempo così segnato dai nuovi volti delle persecuzioni contro chi sceglie di vivere fino in fondo il Vangelo di Gesù.