Il Papa agli “zingari”: «Nessuno si senta isolato»

Il Papa agli “zingari”: «Nessuno si senta isolato»

Oggi Papa Francesco ha invitato il “popolo gitano” a costruire periferie più umane, e a garantire l’istruzione ai propri figli. Ecco chi sono gli zingari e dove sono nel mondo.

 

«Siete un tramite fra due culture». Così Papa Francesco si è rivolto ai 5000 “zingari” ricevuti oggi in Aula Nervi, con i quali ha ricordato i 50 anni della storica visita di Paolo VI al Campo Nomadi di Pomezia, avvenuta il 26 settembre 1965.

Il Papa chiesto al “popolo gitano” di essere attivo nelle periferie nel costruire legami di fraternità e condivisione «nelle città di oggi in cui si respira tanto individualismo». Ma ha anche evidenziato che è la cultura dei gruppi “zingari” è “in fase di mutazione” e ha lanciato un accorato appello sulla necessità di assicurare ai giovani un’adeguata istruzione: «I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola, non impediteglielo! I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola!».

Ma chi sono gli “zingari” oggi, in Italia e nel mondo? Ecco un piccolo vademecum.

Una definizione scorretta. In realtà i termini “zingari” o “gitani” sono termini di uso comune con i quali ci si riferisce a un insieme di diverse etnie originarie dell’India settentrionale e accomunate, almeno in passato, dell’uso di una lingua comune, il romaní. Anche la parola gitano è scorretta: risale a una falsa diceria secondo la quale queste popolazioni siano discendenti degli antichi egizi. Una falsità che però è entrata talmente tanto nell’immaginario collettivo che ancora oggi gli zingari vengono chiamati in Spagna “gitanos” (dal latino “aegyptanus”, derivazione di “Aegyptus”, cioè “Egitto”), o nel Regno Unito “gypsies”.

Gli zingari sono i Rom? No. In realtà “Rom” sta a indicare una precisa etnia di popolazione romaní, ed è il termine con il quale il non-zingaro, oggi, intende indicare, erroneamente, tutti i gruppi di popolazioni romaní. In realtà le etnie zingare sono tantissime: sinti, rom, romanichais, kalè o pavee, ed è difficile dire con certezza se provengono tutte da un unico territorio. Tuttavia, pare ormai approvata la teoria che vede il popolo zingaro provenire dal sub-continente indiano per via delle similitudini linguistiche, le caratteristiche somatiche e grazie anche a documenti antichissimi che ne testimoniano la presenza. In Asia esistono ancora alcune popolazione zingare. In Afghanistan, Georgia e Armenia, per esempio, vengono chiamati moultani.

Un po’di numeri. In Europa vivono 10-12 milioni di romaní; in alcuni paesi europei (Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia) rappresentano il 5% della popolazione.In base a tali stime, la Romania è il paese con il maggior numero di romaní (nel 2001 ne sono stati censiti 535.140, pari al 2,5% della popolazione). Bulgaria, Spagna e Ungheria hanno ognuna una popolazione di 800.000 romanì, Serbia e Repubblica Slovacca 520.000, Francia e Russia tra i 340 e i 400mila; ma secondo il rapporto Dominique Steinberger del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di romaní. Nei restanti paesi le presenze maggiori si riscontrano nel Regno Unito (300.000 persone), in Macedonia (260.000 persone), nella Repubblica Ceca (300.000 persone) e in Grecia (350.000 persone).

In Italia la popolazione romaní nel 2007 ammontava a circa 200.000 persone, di etnia rom e sinti. Altre fonti parlano di 130/150 000 presenze, di questi i rom propriamente detti, di antico insediamento, sarebbero 45.000, di cui circa l’80% è cittadino italiano e 20% è costituito da rom provenienti dai paesi dell’Est Europa.

Gli zingari italiani sono nella maggior parte cattolici. Una parte degli Zingari della ex Yugoslavia e della Romania sono cristiani ortodossi, mentre i bosniaci, i macedoni e i kosovari sono generalmente musulmani.

Oggi il Papa ha invitato queste popolazioni a vincere il muro di diffidenza reciproca con le società dei Paesi in cui sono inserite facendo conoscere la propria cultura: «Il processo di integrazione pone alla società la sfida di conoscere la cultura, la storia e i valori delle popolazioni gitane. La vostra cultura e i vostri valori, che siano conosciuti da tutti!».

Un processo che deve essere bidirezionale perché, ha sottolineato il Papa sono ancora troppi i pregiudizi e le falsità che, in Italia e in Europa in particolare, influenzano il modo con il quale la presenza di queste popolazioni è percepita. «Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia, a una rinnovata storia. Che si volti pagina!», ha detto il Papa. «È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato, nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri. È lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valori».

Alla fine del discorso a loro rivolto in Vaticano, Papa Francesco si è rivolto ai rappresentanti di questi popoli ricordando le parole del Beato Paolo VI: «Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa».

Secondo una nota presentata in questi giorni dal Pontificio Consiglio per i Migranti sono in crescita le vocazioni alla vita religiosa provenienti da queste comunità. La Chiesa annovera tra i propri beati un gitano: Zeffirino Gimenez Malla, proclamato da Papa Benedetto XVI “martire del Rosario”. E di altre due figure – anche loro provenienti dal mondo delle carovane e morte durante la persecuzione religiosa della guerra civile spagnola – è in corso il processo di beatificazione: Emilia Fernndez Rodri’guez, morta per le complicazioni di un parto mentre si trovava in carcere, e Juan Ramo’n Gil Torres, ucciso per non aver voluto rinunciare a una processione.