La chiusura di Misna, l’India e questo Natale

Il direttore di Mondo e Missione: «L’imminente chiusura dell’agenzia missionaria è un duro colpo all’illusione che l’informazione via internet ed online sia la soluzione di tutti i problemi. Ma non rinunciamo a considerare anche la sofferenza e le nostre contraddizioni parte di uno sforzo che va oltre ogni persona ed ogni segmento di storia»

 

L’imminente chiusura dell’agenzia MISNA (Missionary Service News Agency) fra una settimana segnala il momento difficile e la grande trasformazione in atto nella Chiesa e nella società in Italia con serie conseguenze anche per gli Istituti missionari. Non è il luogo qui per delineare i contorni economici, demografici, sociali e spirituali della crisi. Basta forse limitarsi alla constatazione del cambiamento e alla nostra regolare difficoltà a prevenirlo anziché subirlo.

Decenni di abbondanza quanto a risorse umane e materiali hanno offerto al movimento missionario di casa nostra una congiuntura favorevole allo sviluppo di una miriade di idee, iniziative e realtà comunitarie ed associative che ora tendono a contrarsi. Può essere il tempo della gioia per quanto realizzato da noi e da coloro che ci hanno preceduto o dello smarrimento e persino della disperazione per chi si trova a corto di energie e di prospettive.

Certo diventa difficile gestire strutture abitative dalle dimensioni ormai anacronistiche, così come pesano sui bilanci le centinaia e migliaia di persone che hanno dato tutto di sé in anni migliori, ma ora sono costretti dall’età ad un declino quasi collettivo. Diventa impossibile anche sostenere il livello di comunicazione e stampa missionaria del passato. Pesano non tanto gli strumenti di stampa e diffusione, dove internet per certi versi aiuta, quanto il costo delle risorse umane e del lavoro, la riduzione dell’interesse per le nostre tematiche nella società, il fatto (e questo è un dato positivo) che, a forza di insistere da parte nostra, anche molti altri ora si occupano di informazione internazionale sia ecclesiale che politica e sociale.

Con la chiusura di MISNA riceve un duro colpo l’illusione che l’informazione via internet ed online sia la soluzione di tutti i problemi. Lo è invece forse la diversificazione e la flessibilità. I metodi e i mezzi di comunicazione evolvono con la tecnologia e il sentire sociale. Contano il messaggio che si intende comunicare, soprattutto la chiarezza sulle persone e i gruppi che si vogliono raggiungere; sempre tenendo ben presente che il nostro obiettivo è comunque di servizio alle idee e alle persone, alla società in genere e alla Chiesa.

Mondo e Missione, nata come Le Missioni Cattoliche nel 1872 e pur avendo attraversato tempi più fortunati con direttori storici come i padri Scurati, Manna, Tragella e Gheddo, continua la sua strada con moderata fiducia. La diffusione cartacea complessiva del PIME in Italia fatica ormai a tenere il livello di 50 mila copie mensili con 52 pagine dieci volte l’anno. Ma ci affidiamo anche a Twitter e Facebook dove i messaggi vengono condivisi e i destinatari si moltiplicano nella rete a volte in modo consistente. Poi dall’8 settembre di quest’anno abbiamo questo blog per il quale mi sento molto più che in dovere di ringraziare il coordinatore Giorgio Bernardelli e l’intera redazione, flessibile e disponibile, capace di muoversi anche per attività culturali e sempre disponibile per programmi radiofonici e televisivi, collaborazione a quotidiani e periodici, consulenze che fanno sentire i missionari parte di quel vasto mondo dei media che complessivamente lavora per il dialogo e per la pace.

Trovo difficile augurare Buon Natale pensando ai redattori di MISNA e alle loro famiglie. Ma scrivo dal profondo dell’India, dove ieri sera mi è toccato persino di aprire la porta della misericordia in una remota comunità rurale nello Stato di Andhra Pradesh. Anche qui la società e la Chiesa hanno grossi problemi riguardo ai diritti umani e alla convivenza tra caste. Ma non possiamo rinunciare a considerare anche la sofferenza e le nostre contraddizioni parte di uno sforzo che va oltre ogni persona ed ogni segmento di storia.