Giuseppe Castiglione, l’arte come missione

Giuseppe Castiglione, l’arte come missione

Un volume curato da Isabella Doniselli Eramo ripercorre a 250 anni dalla morte la storia del gesuita milanese che fu artista nella Cina imperiale. Utilizzando anche i cavalli per trasmettere il messaggio della parabola del buon samaritano in un contesto culturale completamente diverso

 

Ci ha provato la Biblioteca del Centro Missionario Pime con il patrocinio del comune di Milano e del Centro di Cultura Italia-Asia a sottrarre all’oblio della sua città uno dei più quotati artisti meneghini del Settecento a 250 anni dalla scomparsa. Il motivo della trascuratezza può essere comprensibile per il particolare itinerario biografico dell’artista, ma non per la qualità dell’opera conservata soprattutto a Pechino e a Taipei. Giuseppe Castiglione (1688-1766) nasce e si forma infatti come pittore nel capoluogo lombardo, ma alla carriera in patria preferisce fin da giovane l’avventura missionaria in Cina coi gesuiti.

Scrive Isabella Doniselli Eramo, curatrice del volume “Giuseppe Castiglione – Un artista milanese nel Celeste Impero” sostenuto dalla Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta di Piazza Armerina per i tipi di Luni Editrice: “Castiglione porta con sé tutta la sua maestria di artista e tutte le sue conoscenze tecniche sull’uso dei colori a olio e degli smalti, sui principi della prospettiva geometrica, sull’uso del chiaroscuro e delle luci… Comincia gradualmente a dipingere “alla cinese”: fiori e uccelli, ritratti imperiali, scene di vita di corte, cerimonie e caccie imperiali, battaglie, cani, cavalli…, ma senza mai perdere del tutto il contatto con le sue radici italiane”.

Il Castiglione è missionario. Il cavallo magro, emaciato ed isolato dei dipinti cinesi, simbolo della sfortuna e di una carriera fallita, è rappresentato a volte nelle opere dell’artista milanese come oggetto di cura e di attenzione da parte degli equini più floridi e in carne: uno dei tanti modi per veicolare i valori cristiani della parabola del buon samaritano ad un contesto culturale e religioso completamente diverso. È l’approccio rinascimentale dei gesuiti alla Cina tramite la filosofia, la matematica, l’astronomia, la medicina e nel caso di Castiglione la pittura.

Interessante il suo sforzo di non operare in modo solitario, ma tramite il confronto con affermati artisti locali ed una vasta schiera di giovani apprendisti. In essi l’incontro tra valori artistici orientali ed occidentali quindi si invera grazie al maestro che coniuga le tradizioni, i valori e le tecniche pittoriche delle due civiltà. Giuseppe Castiglione lavora all’interno della Città Proibita tra il 1715 e il 1766 a servizio di tre imperatori della dinastia mancese dei Qing, l’ultimo dei quali, Qianlon, sul trono per oltre sessant’anni (1735-1796).

Il volume già citato a cura di Isabella Doniselli Eramo raccoglie, oltre a numerose riproduzioni pittoriche, il contributo dei pochi, ma altamente qualificati esperti italiani di Castiglione, che hanno preso parte al ciclo “Giuseppe Castiglione artista milanese alla corte dei Qing” realizzato tra il 7 aprile e il 7 maggio 2016 al Centro Missionario Pime di Milano. Altri appuntamenti sono previsti in città il 18 maggio alla Galleria Renzo Freschi Oriental Art (via Gesù 17, ore 17.30) e il 31 maggio alla Sala del Grechetto di Palazzo Sormani (via Francesco Sforza 7, ore 18.00).

La pubblicazione di 125 pagine è disponibile presso la Libreria Pime di Milano, in via Mosé Bianchi 94 (contatti: 02/48.00.80.35; libreria@pimemilano.com).