No all’indifferenza per costruire la pace

L’EDITORIALE
L’abbandono dell’indifferenza e l’impegno per una maggiore consapevolezza aiutano a superare la più grande minaccia alla pace: l’ideologia

Homo homini lupus (l’uomo è lupo per l’uomo) diceva l’antico proverbio latino ripreso nel Seicento dal filosofo Thomas Hobbes, a conferma della malvagità della natura umana.

Che però si manifesta anzitutto nella vita quotidiana prima ancora che sui grandi scenari internazionali. Normalmente crediamo che gli altri siano un pericolo per noi. E questo a volte è vero, visto che anche noi spesso lo siamo per loro. Siamo anche timorosi di chi è troppo diverso per luogo di provenienza, colore della pelle, credo religioso, abitudini alimentari… Sentiamo il bisogno di proteggere il territorio per proteggere noi stessi. La paura ci coglie nella nostra debolezza di anziani o disoccupati, di persone sole e con pensioni da fame. È tutto comprensibile. È giusto proteggersi e chiedere protezione a chi è incaricato di garantirla.

Possiamo però vincere la paura ingiustificata con alcuni piccoli, ma efficaci accorgimenti. Il primo è abbandonare l’indifferenza, come ci suggerisce il Papa nel messaggio di quest’anno per la Giornata mondiale della pace intitolato «Vinci l’indifferenza e conquista la pace». L’indifferente è seduto, per comodità, perché crede che il mondo debba ruotare attorno a lui. Invece, è il contrario. La realtà ti travolge se non te ne occupi, se non reagisci e fai la tua parte. La pace e la convivenza sono una conquista di tutti, non un diritto acquisito per qualcuno.

Occorre però fare uno sforzo di conoscenza. Si sentono troppe irritanti semplificazioni e pregiudizi (sui migranti ad esempio), suffragati da slogan ripetuti dall’uno o dall’altro dei nostri politici. Per il resto: nessuno scambio personale con un rifugiato, nessuna consapevolezza dei problemi dell’Africa, nessuna visione delle vere cause di povertà e guerre, nessuna denuncia contro il commercio di armi… Solo tante ingiustificate lamentele sui 35 euro al giorno spesi in Italia per ogni rifugiato: soldi che poi rimangono ancora nel nostro Paese per acquisto di cibo, vestiario, ricariche telefoniche, affitti e salari degli addetti all’accoglienza…

L’abbandono dell’indifferenza e l’impegno per una maggiore consapevolezza aiutano a superare la terza più grande minaccia alla pace: l’ideologia. E qui la prospettiva si allarga dai problemi di casa nostra alle emergenze mondiali, anch’esse, però, sempre vicine. Padre Piero Parolari, medico e missionario del Pime per quasi trent’anni in Bangladesh, è sopravvissuto con gravi ferite a un attentato terroristico lo scorso novembre: avrebbe potuto essere vittima dell’ideologia culturale di persone che hanno perso ogni riferimento al comune senso di umanità e alla sacralità della vita, ma anche di progetti sociali e politici che, oggi come ieri, continuano a provocare milioni di vittime innocenti.

Stiamo attenti a non partecipare, magari inconsapevolmente, a questi progetti di morte con la nostra piccola ma perniciosa indifferenza, diffidenza e sfiducia quotidiana.