Così pregava l’infermiera Dafna, vittima dell’intifada dei coltelli

Così pregava l’infermiera Dafna, vittima dell’intifada dei coltelli

Proprio mentre papa Francesco si trovava in sinagoga ieri a Otniel – una colonia in Cisgiordania – una mamma veniva uccisa in un attacco terroristico nella sua casa Dafna Meir. Un’infermiera che nel suo lavoro in ospedale pregava: «Che io meriti di somministrare questi farmaci a Israele e alle altre nazioni»

 

Ieri pomeriggio, proprio mentre papa Francesco si trovava in sinagoga, a Otniel – una colonia in Cisgiordania – Dafna Meir, una mamma israeliana di sei figli (di cui due adottivi), veniva uccisa in un attacco terroristico nella sua casa. Uccisa davanti ai figli, da un uomo con un coltello che è poi riuscito a fuggire in un nuovo capitolo di quel dramma sempre più quotidiano che è ormai l’intifada dei coltelli.

La cosa più terribile di questa violenza che scuote oggi la Terra Santa è il suo annullare ogni persona dentro un’identità: è il volto più terribile di ogni guerra. Non c’è più ‘altro, ma solo «il colono» o «il terrorista». Ed è per questo preciso motivo che oggi – in continuità con la giornata di ieri – diventa importante ascoltare una preghiera. È la preghiera che Dafna stessa – ebrea ortodossa – ha lasciato scritta. L’aveva composta quando studiava per diventare infermiera e – raccontava sul suo blog – tuttora la recitava ogni giorno nel suo lavoro in corsia al Soroka Hospital di Beersheba, uno dei maggiori ospedali israeliani. Una preghiera colma di quello sguardo misericordioso di cui il Giubileo ci parla.

La proponiamo qui sotto in una nostra traduzione. Per provare – anche nello sguardo verso questo conflitto apparentemente infinito – ad andare oltre gli schieramenti e le etichette più facili. Tornando a guardare in faccia le persone.

 

«Possa essere la Tua volontà – o Creatore del mondo, che governi con tenerezza e compassione – che io meriti di somministrare questi farmaci alla Tua nazione, Israele, che attende la salvezza, e alla gente delle altre nazioni che riceve il soccorso scrupoloso dei tuoi fedeli messaggeri, che lavorano giorno e notte, durante lo Shabbat e nei giorni di festa, instancabilmente.

Ti prego, fammi comprendere, sapere e ricordare sempre che questi farmaci sono un dono Tuo e operano come Tuoi strumenti.

Ti prego, fammi vedere e gioire dei migliori effetti possibili di questi farmaci che amministro amorevolmente ai pazienti.

Ti prego, aiutami a concentrarmi mentre amministro le medicine e fammi comprendere il modo in cui il farmaco opera sulla malattia.

Ti prego, fammi accorgere in tempo di ogni errore, mio o dei miei colleghi, quando il farmaco viene amministrato, così che possa agire velocemente per correggerlo, prima che la medicina entri in circolo nel corpo del paziente.

Ti prego, fammi agire sempre con umiltà, imparando e insegnando agli altri i successi e i fallimenti che fanno parte dell’amministrazione delle medicine.

Ti prego, fammi amministrare i farmaci ai pazienti in buona salute e ti ringrazio per il fatto di non aver bisogno di queste medicine per me stessa.

Ti prego, insegnami – nella mia buona salute – a identificarmi con la sofferenza dei pazienti e ad aiutarli al meglio delle mie possibilità con gli strumenti che Tu mi doni ogni giorno e in ogni momento.

Amen».