I vescovi australiani: «No alla revoca dell’assistenza ai richiedenti asilo malati»

I vescovi australiani: «No alla revoca dell’assistenza ai richiedenti asilo malati»

Mons. Long, responsabile per i migranti della Conferenza episcopale: «Crudele e contrario alla storia dell’Australia togliere l’assistenza persino a quei rifugiati autorizzati a entrare nel Paese per ragioni sanitarie»

 

La Chiesa cattolica dell’Australia prende posizione contro un nuovo provvedimento del locale Dipartimento dell’immigrazione che revoca l’assistenza a quei richiedenti asilo che – dai centri di detenzione sull’isola di Nauru e in Papua Nuova Guinea – per ragioni di salute sono stati autorizzati a entrare nel Paese. Il vescovo di Parramatta, mons. Vincent Long Van Nguyen, che è responsabile per le migrazioni all’interno della Conferenza episcopale, ha diffuso oggi un comunicato in cui chiede al governo australiano di rivedere questa decisione.

Il contesto è quello di un Paese che dal 2013 ha compiuto la scelta di «esternalizzare» la questione dei richiedenti asilo, trasferendo in centri aperti fuori dai propri confini tutti i rifugiati sbarcati nel Paese in cerca di protezione. Centri che si trovano su isole in mezzo all’Oceano Pacifico e sono apertamente criticati dalle organizzazioni per i diritti umani. In alcuni casi eccezionali legati a problemi di tipo sanitario ai richiedenti asilo è stato concesso il trasferimento in Australia, per poter essere curati. L’Unhcr spiega che si tratta in tutto di 400 persone ospitate in apposite comunità e provenienti soprattutto dall’Iran, dalla Siria, dall’Afghanistan e dallo Sri Lanka. In molti casi sono persone che hanno sofferto gravi traumi psichici. Da martedì scorso a 70 di loro è stato comunicato che il programma di assistenza è stato sospeso, con l’attribuzione di un nuovo visto denominato ““Final Departure Bridging Visa E.”, della durata di soli sei mesi nel corso dei quali sarà loro consentito cercare un lavoro.

«Queste persone, tra le quali alcuni con storie di malattie mentali legate alla detenzione prodotta dalla politica del governo australiano, stanno cercando protezione e una vita migliore; meritano un trattamento migliore di questo», scrive il vescovo Long, che è un presule di origini vietnamite giunto in Australia lui stesso come richiedente asilo.

«Chiedo al governo australiano di continuare a offrire assistenza a questi uomini, donne e bambini che aspettano una soluzione per la loro situazione. Come nazione dotata di risorse e con una lunga tradizione di assistenza ai migranti e ai rifugiati, possiamo fare molto meglio che gettare un piccolo numero di rifugiati in mezzo a una strada. È una soluzione ponte troppo veloce. È crudele e semplicemente non in linea con la storia dell’Australia».

«I richiedenti asilo – conclude mons. Long – oggi sono le persone più vulnerabili della nostra comunità globale. È un imperativo trattarli con umanità e dignità. Faccio appello al governo australiano affinché onori i suoi obblighi internazionali e continui la sua opera all’interno della regione e in collaborazione con le ong per assicurare la sicurezza di quanti sono in cerca di protezione».