Voleva rendere sicura la Mecca. L’Isis l’ha ucciso

Voleva rendere sicura la Mecca. L’Isis l’ha ucciso

La vittima marocchina della strage di Parigi era il giovane architetto Amine Ibnolmobarak che aveva messo a punto un piano per la prevenzione delle morti dovute alla ressa alla Mecca durante il pellegrinaggio dell’Haji. Cioè il problema che per l’ennesima volta qualche settimana fa ha causato la morte di 2177 musulmani

 

Oggi a Venezia si sono svolti i funerali di Valeria Solesin, la vittima italiana della strage di Parigi. Ma tra i volti  cancellati dalla tragica notte del 13 novembre – oltre al suo – ce ne sono anche tanti altri che raccontano le grandi potenzialità di questi giovani spazzati via dalla furia dell’Isis. E ce n’è una, in particolare, che per una coincidenza fortuita rivela in maniera lampante tutta la follia del disegno islamista.

Tra i morti figura infatti anche Amine Ibnolmobarak, un ventottenne marocchino originario di Rabat. Si era sposato da pochi mesi, ma a Parigi non era in viaggio di nozze: nella capitale francese Amine aveva studiato alla facoltà di architettura di Paris-Malaquais e stava muovendo i primi passi nella professione. Come architetto il giovane Ibnolmobarak aveva concentrato i suoi studi proprio sulla Mecca, il luogo più sacro per ogni musulmano. E – ancora più specificamente – su un problema che il mondo islamico conosce drammaticamente bene: quello del sovraffollamento nella stagione dell’Haji, il grande pellegrinaggio che ogni anno negli stessi giorni vede convergere intorno alla Kaaba milioni di persone.

Ricordiamo tutti la notizia delle 2177 vittime dello scorso mese di settembre (è il dato ufficiale fornito dalle autorità saudite sulle persone rimaste schiacciate nella gigantesca ressa, ma c’è chi dice che in realtà siano state molte di più). Andando indietro nel tempo – poi – sono tanti anche i precedenti: 364 persone calpestate nel 2006, 244 nel 2004, 180 nel 1998 e così via fino ad andare indietro ai 1426 pellegrini rimasti uccisi nel 1990.

Amine proprio a questo problema aveva dedicato la sua tesi di laurea: nel 2012 aveva preparato uno studio architettonico sulle soluzioni da adottare per rendere sicuro il pellegrinaggio alla Mecca. E – meno di due settimane prima di essere ucciso – aveva esposto alla Scuola nazionale Les Beaux-Arts di Parigi un suo nuovo progetto, dedicato sempre al paesaggio della Mecca durante il periodo dell’Haji.

I terroristi dell’Isis – dunque – hanno ucciso senza saperlo proprio un giovane architetto che si preoccupava del luogo più importante per ogni fedele dell’islam. Hanno ucciso chi aveva scelto come propria missione evitare che altri pellegrini musulmani morissero nel grande santuario, governato oggi da autorità non altrettanto preoccupate della vita di quanti professano la religione islamica.

Uccidere nel nome dell’islam anche l’uomo che i musulmani li voleva salvare. Alla fine questo è l’Isis. E queste sono tante delle sue vittime.