Da soldato SS a missionario

Da soldato SS a missionario

L’incredibile storia di padre Gereon che, arruolato dai nazisti, si rifiuta di giurare fedeltà a Hitler e diventa francescano. Per poi arrivare finalmente in Giappone

 

«Quand’ero un ragazzo di otto anni e facevo il chierichetto, un giorno venne un missionario. Raccontò quanto devoti fossero i bambini giapponesi. Finita la predica, lo seguii in sacrestia e gli dissi: “Padre, vengo con lei”. Mi guardò: “Cosa? Ma tu sei ancora un ragazzino”. Incominciai a piangere. Il padre mi disse: “Ascoltami, per venire in Giappone ogni giorno devi dire almeno una Ave Maria. Vuoi fare questa promessa?”. “Sì, lo farò!”. Incominciai subito. Mantenni la promessa finché un giorno – esattamente trent’anni dopo – arrivai veramente in Giappone». Già questo dialogo dice molto della straordinarietà di padre Gereon Goldmann, frate francescano tedesco, morto nel 2003 dopo lunghi anni di apostolato in Oriente. Ma a rendere la sua vicenda davvero unica sono proprio i trent’anni intercorsi fra il sogno della missione e l’effettivo approdo nella terra del Sol Levante: un concatenarsi di eventi che nemmeno il più fantasioso dei romanzieri oserebbe immaginare. E che oggi possiamo ripercorrere leggendo la nuova, accurata versione dell’autobiografia di padre Gereon, “All’ombra delle sue ali. La mia vita da seminarista nella Germania di Hitler a missionario in Estremo Oriente”, in libreria per i tipi di Ares.

Nato nel 1916 in una famiglia cattolica, il giovane Gereon entra in seminario dai francescani, con la speranza di essere inviato un giorno in Giappone (lo stesso desiderio che animò Jorge Mario Bergoglio da giovane gesuita). Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Goldmann viene assegnato a un’unità delle SS e nel 1940 partecipa all’invasione della Francia, ma – approfittando di una licenza di sei mesi – va a studiare teologia a Friburgo. Nel 1943, terminato il corso allievi ufficiali, al momento di prestare giuramento di fedeltà al nazismo, si rifiuta, al contrario dei suoi compagni. Per questo viene espulso dalle SS, trasferito alla Wermacht e assegnato al servizio sanitario. Destinato al fronte russo, per sua fortuna è rimpatriato per motivi di salute: la sua divisione verrà infatti annientata a Stalingrado. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, partecipa alle operazioni belliche nel Sud Italia. Goldmann viene ordinato diacono durante una licenza in Germania, dopodiché riesce a incontrare a Roma Papa Pio XII, il quale autorizza la sua ordinazione sacerdotale.

Tornato al fronte, viene fatto prigioniero a Montecassino, quindi trasferito in un campo di prigionia francese in Algeria. Lì, durante la detenzione, finalmente Goldmann riceve l’ordinazione sacerdotale. Ottiene poi di essere trasferito in Marocco, dov’erano internati i prigionieri tedeschi, e vi presta servizio come cappellano dell’esercito. Nel 1946, sulla base di false accuse, viene processato come criminale nazista e condannato a morte. Ma ancora una volta il copione prevede un colpo di scena: la fatale sentenza viene sospesa. Rientrato in Germania, padre Gereon vi risiede fino al 1954. È solo a quel punto che può finalmente coronare il suo sogno missionario: inviato a Tokyo, ci vivrà fino alla morte.

La decisione di mettere per iscritto il suo incredibile percorso (che darà origine a un autentico bestseller mondiale) nasce quasi per caso. È lo stesso padre Gereon a raccontarlo nel libro: «Quando arrivai in Giappone e, appena un anno dopo, divenni parroco, ero completamente sprovvisto di mezzi per poter svolgere un’attività pastorale fra una popolazione di cinquecentomila persone, molte delle quali in stato di grave povertà. Dovetti lavorare: come straccivendolo, vuotai per molti anni i bidoni delle immondizie, vendendo poi ciò che contenevano di utile». Un giorno, ecco la svolta: «I buoni affari incominciarono quando ottenni il permesso di fare la raccolta anche nelle basi delle forze di occupazione americane. In quei centri vivevano migliaia di famiglie e il pesantissimo lavoro fruttava migliaia di dollari. Numerosi club americani m’invitarono a raccontare le mie esperienze di guerra e di prigionia. Così mi recai a parlare in molti luoghi, fino in Corea. Risultato di tutte quelle conferenze fu un libro stampato negli Usa in più edizioni: “The Shadow of His Wings”. Una rivista giapponese iniziò a pubblicare a puntate la traduzione del libro. Poi seguì, in più edizioni, l’uscita del libro in giapponese, poco dopo in coreano, in parecchie lingue del Sud-est asiatico, in dialetti indiani e in lingue africane». Non è tutto: nel 1990 uscirà l’edizione tedesca (due anni dopo quella italiana); nel 2015 toccherà a quelle francese e spagnola.

Non mancano, nel libro, pagine interessanti dedicate ai confratelli. Quando visita l’isola di Hokkaido (nel Nord del Giappone), padre Gereon rimane sconvolto, tant’è che in una lettera del 25 novembre 1962 annota: «Venendo per la prima volta in alcuni di questi avamposti, mi sono reso conto che io, a Tokyo, ho una vita relativamente facile. Durante questo giro arrivai fino a Bibai, un agglomerato minerario che si allunga in profondità tra le montagne e nella foresta vergine. Lì un mio confratello francescano regge una piccola casa missionaria. Una stanza che non merita di essere chiamata tale, il letto sul pavimento, non una persona che gli prepari da mangiare, con un cibo che mi ha fatto ricordare la mia prigionia. Più povero e più disinteressato di così è veramente impossibile immaginarsi». Bellissimo il finale: «Eppure, strano a dirsi, la sua cameretta trabocca sempre di giovani. Per me è un mistero come riesca in ciò».