Neve Shalom, chi vuol bruciare la scuola della pace?

Neve Shalom, chi vuol bruciare la scuola della pace?

Due attacchi incendiari nel giro di una settimana, di cui uno con danni seri. È iniziato finendo vittima di gravi gesti di violenza l’anno scolastico a Neve Shalom-Wahat al Salam, l’«oasi di pace» in Terra Santa dove arabi ed ebrei vivono e studiano insieme imparando a conoscersi e rispettarsi

 

Un nuovo principio di incendio a distanza di una settimana dal primo, avvenuto il 31 agosto, proprio la sera precedente all’inizio dell’anno scolastico. Non c’è più alcun dubbio, ormai, sul fatto che siano dolose le fiamme che si stanno accanendo contro il villaggio di Neve Shalom/Wahat al Salam, l’«oasi di pace» in Terra Santa, dove da quasi cinquant’anni – grazie a un intuizione coraggiosa di padre Bruno Hussar e Anne Le Meignen – arabi ed ebrei vivono insieme in condizioni di parità.

Ad essere gravemente devastata nel primo incendio era stata la Scuola della pace, luogo di incontro per generazioni di studenti. A Neve Shalom-Wahat al Salam sono infatti due le istituzioni educative: c’è la Scuola bilingue, dove i ragazzi arabi ed ebrei delle famiglie del villaggio – insieme ad altri che arrivano dalle città vicine – studiano insieme provando a tenere insieme la storia e la cultura di ciascuna delle due parti in conflitto. Accanto alla scuola delle lezioni quotidiane, però c’è anche la Scuola della pace, che è una struttura che ospita per dei workshop gruppi di ragazzi (o anche di adulti) provenienti da tutto il Paese che imparano qui la fatica e la bellezza dell’incontro con l’altro. È questa seconda struttura ad essere andata a fuoco il 31 agosto, riportando danni che la rendono oggi inutilizzabile. 

In prima battuta le cause dell’incendio non erano state precisate: nonostante la concomitanza un po’ sospetta con l’inizio dell’anno scolastico, dal villaggio ci si era limitati a far sapere che la polizia e i vigili del fuoco stavano indagando. Il messaggio che stava davvero a cuore era infatti un altro: «Sono bruciate le classi, non il nostro sogno», scrivevano in una nota.

Ieri notte però a Neve Shalom/Wahat al Salam c’è stato un secondo principio di incendio, scoppiato nella Biblioteca della pace Fred Segal, che sono poi i locali dove la Scuola della pace era stata appena trasferita. Stavolta i danni sono stati lievi grazie al buon funzionamento del sistema anticendio: le fiamme sono state contenuto in un solo locale e sono andati perduti solo alcuni arredi. Ma questo secondo episodio in così breve tempo ha reso del tutto evidente la matrice dolosa degli incendi. Un comunicato di Neve Shalom/Wahat al Salam, del resto, oggi ha reso noto che anche nel primo caso il rapporto ufficiale di polizia e vigili del fuoco aveva indicato al presenza di materiali infiammabili di innesco nei locali devastati. «Al momento non siamo a conoscenza di chi possa esserci dietro a questi gesti – continua la nota -. Possiamo solo dire che sono atti di violenza contro istituzioni educative che promuovono la pace».

Non è la prima volta che Neve Shalom/Wahat al Salam è oggetto di intimidazioni violente. Già in passato vi erano stati danni agli autoveicoli accompagnati da scritte intolleranti. Gli incendi segnano però un salto di qualità pericoloso. E non è difficile metterlo in correlazione con il clima di contrapposizione sempre più dura che – a più livelli – attraversa oggi la società israeliana. Un contesto in cui i segni veri di una pace possibile – costruita dal basso e facendosi carico gli uni dei problemi degli altri – evidentemente danno fastidio.

Neve Shalom/Wahat al Salam comunque non si ferma: nonostante le difficioltà della ripartenza legate al Covid-19 (che in Israele e in Palestina proprio in queste ultime settimane sta vedendo crescere i contagi in maniera preoccupante) i ragazzi della Scuola bilingue hanno iniziato regolarmente il nuovo anno. E le stesse attività della Scuola della pace erano già ricominciate venerdì con un workshop per leader arabi ed ebrei, tenutosi proprio nella Biblioteca Fred Segal. Una volontà di non fermarsi che tanti amici in tutto il mondo stanno sostenendo con una raccolta fondi per aiutare a ricostruire in fretta quanto le fiamme hanno distrutto. Vi partecipa anche l’Associazione italiana Amici di Neve Shalom/Wahat al Salam, da tanti anni attiva nel far conoscere questa storia straordinaria di pace; chi vuole offrire un suo contributo trova le indicazioni a questo link.