Il disastro umanitario provocato dalle ultime due settimane di scontri nello Stato birmano di Rakhine al confine con il Bangladesh. L’urgenza di offrire a questo popolo in fuga uno status garantito internazionalmente
Murad, Fekri, Sabeer. Tre storie, lo stesso destino: la fuga dalla propria casa per la guerra, la lotta per sopravvivere in un Paese dove mangiare e bere è diventato un lusso.
È ulteriormente aumentato il numero dei migranti forzati: 65,6 milioni di persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni. In un rapporto dell’Unhcr, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, il quadro desolante di un esodo sempre più drammatico
Dacca ha annunciato l’intenzione di ricollocare sull'(inospitale) isola di Thengar Char, nel Golfo del Bengala gli oltre 66mila profughi arrivati da ottobre. Adottando la stessa politica già seguita dall’Australia a Manus e a Nauru
Nel 2016 oltre 200.000 profughi afghani sono tornati «volontariamente» nel loro Paese dal Pakistan. E in queste settimane il numero continua a crescere al ritmo di 5 mila al giorno. Mentre anche l’Europa firma un accordo di cooperazione con Kabul che prevede i rimpatri forzati. Ma che cosa trova davvero oggi chi torna in una terra devastata da tre decenni di guerre e non ancora pacificata?
Circa 3 milioni di profughi e sfollati stanno affrontando una grave crisi umanitaria nel bacino del lago Ciad, che rischia di sparire nei prossimi quindici anni. Popoli in fuga da siccità e conflitti
La storia vera di Tsegehans Weldeslassie detto Ziggy, raccontata in un libro da Erminia Dell’Oro, aiuta a comprendere il dramma degli eritrei, di cui pochi media parlano
Il 16 aprile Francesco visiterà i rifugiati a Lesbos insieme al patriarca Bartolomeo. Una visita che avrebbe reso felice Papa Stratis, un sacerdote ortodosso che per anni ha prestato assistenza a migliaia di migranti approdati sull’isola greca, scomparso nel settembre scorso. Ecco la sua storia.