«Risparmiati a Port-au-Prince. Ma l’emergenza sarà lunga»

«Risparmiati a Port-au-Prince. Ma l’emergenza sarà lunga»

Il racconto di Maurizio Barcaro, missionario laico sostenuto dal Pime ad Haiti: «Le coltivazioni sono andate distrutte e il bestiame decimato e queste sono le fonti di sopravvivenza dei paesi di provincia. Si teme un’afflusso di famiglie verso la capitale (e il giorno in cui tutti si saranno già dimenticati di nuovo di Haiti)»

 

Cari amici,
ho ricevuto in questi giorni diverse chiamate o mail di molti di voi che chiedono informazioni riguardante il passaggio dell’uragano Matthew e quindi ho deciso di scrivere brevemente qualcosa per rassicurarvi.

Porto Principe e stata totalmente risparmiata dal passaggio dell’ennesima “piaga d’Egitto” su Haiti . Abbiamo avuto quattro giorni molto nuvolosi, un po di vento e delle pioggie sparse nemmeno troppo forti e niente di piu. La gente della zona seguiva con trepidazione il ‘gonfiarsi’ della ‘riviere grise’, il fiume che praticamente raccoglie tutte le acque dei canali di citta (piene di spazzatura) e le va a ‘vomitare’ (la parola dona il senso di qual è lo stato delle acque) in mare. Il fiume grigio che in occasione di cicloni quasi sempre esonda, inondando le zone circostanti; ma anche lui, il fiume, stavolta non si è gonfiato piu di tanto.

Io ho una visione davanti ai miei occhi. Vedo che mentre l’uragano flagellava citta e paesi del sud di Haiti, una mano amica proteggeva la capitale dalla sua furia. Non c’è altra spiegazione perché veramente il raggio di azione di Matthew e la sua potenza non avrebbero risparmiato la capitale. Beh, è vero che Port-au-Prince è circondata da colline ma in passato abbiamo avuto cicloni anche qui, con danni e inondazioni.

La potenza di questo uragano avrebbe fatto una strage indicibile in questa città dove centinaia di migliaia di persone vivono in bidonville o baracche che chiamano ‘case’.

Mercoledi 5 ottobre Matthew è passato sul sud di Haiti in tutto il suo furore ma ci sono voluti 4-5 giorni prima di ricevere poco a poco le raccapriccianti e macabre notizie del suo passaggio. Penso che forse voi avrete avuto notizie anche prima di noi qui nella capitale, perché per giorni la parte sud del paese era letteralmente tagliata fuori dal resto del Paese. Comunicazioni telefoniche danneggiate, un ponte principale che collegava la rete stradale fra sud e la capitale era impraticabile. Infatti mi ricordo che i primi due giorni qui al telegiornale parlavano di 15-20 morti mentre in realtà erano gia centinaia.

La distruzione della penisola sud è impressionante. Stando alle statistiche ormai accertate (?) i morti sono piu di 900, parecchi i dispersi. Nelle cittadine principali come Jeremie, Les Cayes, Dame Marie, Port Salut e altre e si parla del 70% di case distrutte, la percentuale sale nei villaggi di montagna o pianura, interi raccolti distrutti, bestiame decimato, strade bloccate o danneggiate e come se non bastasse l’ombra sinistra di un ritorno massiccio del colera aleggia in queste zone sinistrate.

Le necessità immediate sono ovviamente: cibo, acqua, medicine e cure mediche, dei ripari di fortuna, vestiti…..e tanto altro. So che ormai già da qualche giorno ci sono diverse organizzazioni umanitarie che hanno aperto dei corridoi per portare beni di prima necessita nelle zone piu sinistrate e non si sa per quanto tempo faranno questo. Il periodo di emergenza sarà lungo ma anche fra mesi sarà ancora emergenza perché le coltivazioni sono andate distrutte e il bestiame decimato e queste sono le fonti di sopravvivenza dei paesi di provincia.

Si teme un’afflusso di famiglie verso la capitale e sarà inevitabile se lo stato o le diverse ONG e gruppi di benefattori non sapranno creare qualcosa di alternativo in questi paesi di provincia. Ricordo che dopo il terremoto, quando fu l’ora della “ricostruzione”, molti pensavano che forse era il momento giusto per dare un nuovo inizio all’avvenire del paese e invece fu – ed è tuttora – un fiasco completo.

Haiti …..Haiti……bisogna riconoscere che Haiti è un paese veramente sfortunato. Se da una parte gli avvenimenti storici dicono che i figli stessi di questa terra sono alla causa di un mancato sviluppo e benessere per il Paese, dall’altra bisogna ben ammettere che le forze della natura hanno strapazzato ancora e ancora questa povera terra con cicloni, terremoti ed epidemie. Ma gli Haitiani sono un popolo fiero e forte, il tempo del pianto non sarà lungo, nei piu di 200 anni di storia indipendente del Paese questa gente ha vissuto miserie e orrori indicibili e ogni volta lo spirito di sopravvivenza, l’innata voglia di vivere prevale sempre sulla disperazione o la sconfitta dello spirito.

Molti di voi hanno gia espresso il desiderio e la volonta di aiutare in qualche modo. Come dicevo, a Porto Principe non è successo nulla e non ci sono situazioni di emergenza causate dal ciclone.
I bisogni sono sempre tanti comunque ma non bisogni causati dal passaggio del ciclone.

Francamente non credo che cercherò di organizzare qualche cosa per aiutare da qualche parte in provincia, non ho le capacita logistiche per farlo.  Detto questo posso garantire che molte famiglie di provincia verranno sicuramente a Port au Prince in un futuro nemmeno tanto lontano, e in quel caso allora potremo considerare di fare una raccolta fondi e di fare qualche cosa per queste eventuali famiglie. Ovviamente le nostre scuole avranno come priorità di favorire, iscrivere e accompagnare bambini di famiglie costrette a venire in citta.

È vero che l’emergenza è ora, in questo momento, ma secondo il mio parere, avendo l’esperienza di 22 anni di Haiti, ci sono già molte organizzazioni che fanno a spallate per aiutare molta povera gente bisognosa. Vediamo se possiamo fare qualcosa quando tutti si saranno dimenticati del ciclone e di Haiti.