Anch’io ho il cuore spezzato
«Anch’io ho il cuore spezzato». Così ha gridato la cantante Ariana Grande.
Non piacerà a tutti quanto scrivo, ma spero mi si capisca.
Alla televisione e nei giornali ho seguito l’attentato di Manchester. Ho letto il messaggio del Papa che si è dichiarato «addolorato in modo particolare per bambini e giovani che hanno perso la vita, e per le famiglie in lutto… per un atto di violenza insensata».
E ho colto quanto scrive un giornalista : «Macabra crudeltà del terrorismo islamista. Che attacca senza strategia e anche senza tattica animato dall’odio per la vita con il solo fine di uccidere più bambini che può».
Mentre seguivo e leggevo, ho pensato ad alcuni amici musulmani coi quali ho vissuto dieci anni in Algeria. Anch’essi seguono gli avvenimenti mondiali nei media. A volte in caso di scandali, subito qualcuno mi portava i giornali e mi diceva: «Guarda che cosa fanno i tuoi amici cristiani!».
Fossi lì, questa volta, qualcuno mi direbbe: «Anch’io ho il cuore spezzato. Non è giusto uccidere. Non è l’Islam questo! Alcuni giornalisti non capiscono che anche molti di noi musulmani soffrono per quanto sta avvenendo nel mondo e ci fa soffrire il giudizio che alcuni si fanno di noi».
Trattando su situazioni e problemi di vasta scala, ormai preferisco fare delle distinzioni e quindi dire “alcuni”, “altri”. E leggendo certe analisi sul mondo islamico, riconosco che anch’io ho vissuto momenti difficili quando trovavo qualche integralista chiuso e bloccato, che rifiutava ogni apertura di ordine culturale, artistico, storico e perfino sociale nel voler distinguersi e giudicare qualsiasi diverso/a e qualsiasi diversità. Altro momento difficile, quando camminavo con chi si credeva libero di non credere, di non praticare e di non rispettare la sua religione e tradizione islamica.
Certe generalizzazioni non mostrano serietà e onestà di giudizi e non favoriscono il cammino di conoscenza, collaborazione e rispetto reciproco. «Feriti, ma non abbattuti!».
Certo, ma ci resta di primaria importanza il dover continuare a prendere sul serio e di mettere regole valide e sufficienti dentro il fenomeno mondiale dell’accoglienza, della convivenza civile e dell’integrazione dove è valutato e rispettato chi è accolto e chi accoglie. Un cammino necessario di rinnovamento per una crescita comune. Altrimenti continueremo a restare in situazione di guerra.
Anche tanti miei amici e fratelli musulmani hanno il cuore spezzato, perché stanno cercando di leggere il Corano in un modo diverso e con cuore nuovo, cercando relazioni più profonde e più vere.
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