Charles De Foucauld testimone attuale
24Charles De Foucauld (1858-1916), ucciso il primo dicembre del 1916 a Tamanrasset (Algeria) e beatificato il 13 novembre 2005 da Benedetto XVI, è stato testimone del Vangelo tra i tuareg del Sahara per imitare la vita nascosta di Gesù di Nazareth. Fino all’ultimo sperava che qualcuno si unisse a lui, ma nessuno lo raggiunse. Dopo la morte, la sua testimonianza cristiana e il suo carisma sono stati un giardino fecondo in cui sono fiorite dieci congregazioni e otto associazioni di vita spirituale. Alcune hanno delle presenze in Algeria.
Padre Giovanni Rizzi, nel suo libro Il ritorno di Elia (Il pozzo di Giacobbe, 2011), dice: «De Foucauld trovò nella fedeltà alla sua specifica vocazione, nel suo amore a Cristo e per i tuareg del Sahara la ragione del suo vivere e della sua speranza, una speranza ormai purificata dalle illusioni, dalle ideologie e anche dai progetti pastorali. Previde e assistette anche nel fallimento delle sue iniziative, ma avvertì che la fecondità della sua vita era nelle mani di Qualcuno, che le dava un senso a lui ancora ignoto. La sua morte è un fallimento solo per coloro che non conoscono la vita come risposta a una vocazione specifica da parte del Signore Gesù».
Il card. Kasper attualizza Charles De Foucauld per la Chiesa d’oggi e scrive: «De Foucauld mi sembra interessante come modello per realizzare la missione del cristiano e della Chiesa non solo nel deserto di Tamanrasset ma anche nel mondo moderno: la missione tramite la semplice presenza cristiana, nella preghiera con Dio e nell’amicizia con gli uomini. Egli portava Gesù tra “coloro che non lo cercavano”. La situazione dei tuareg dell’Algeria è simile a quella dei nostri contemporanei nella realtà umana, ovvero alla nostra stessa situazione, anche se esteriormente la differenza è eclatante; da loro si tratta di povertà materiale, da noi di povertà spirituale. Il deserto è certo diverso. Ma il punto comune consiste nel fatto che né loro, né noi siamo veramente “a casa” in nessun luogo; siamo in cammino, siamo nomadi. Charles è una figura luminosa, e può essere anche un valido contrappeso di fronte al pericolo di un imborghesimento e di una noiosa banalizzazione della Chiesa».
A Beni Abbes nel deserto e a Tamanrasset sui monti dell’Hoggart, lo senti ancora vivo e lo vedi a dialogare, a scrivere e a pregare, totalmente immerso nel mistero divino e umano del Signore. È là che maturò la sua esperienza di adoratore di Dio, di fratello universale.
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