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Come Gesù a Nazareth

Gesù a Nazareth continuava a vivere la realtà di uomo che si inseriva nella realtà umana. Gesù voleva caricarsi di tutto ciò che è l’uomo. Vivendo anche la sua divinità, unito al Padre e allo Spirito, santificava tutta la sua umanità e tutta l’umanità che accostava col suo esempio e il suo amore. Non c’è una vita di Nazareth da considerarsi un primo tempo staccato dal secondo tempo della vita pubblica. L’umiltà del Verbo fatto carne e la libertà della povertà radicale vissute per un incontro illuminante e salvifico con l’uomo sono fatte proprie da Gesù lungo tutta la sua vita fino alla croce e alla risurrezione. Fratel Charles vedeva Gesù presente nel tabernacolo realisticamente, come fosse nella casa di Nazareth o a Betania. Per lui, stare ai suoi piedi, amandolo, era la sola cosa necessaria. Pur di vivere con i tuareg, unico cristiano e unico prete, rimase anche senza celebrare. E per più di sette anni rimase senza conservare l’Eucarestia e tanto meno esporla. Capì che il Mistero del Corpo dato è indicibilmente più grande e che era chiamato lui stesso a «offrire il suo corpo in “sacrificio vivente”, come chicco di grano nella terra». Pensa di essere a Nazareth. La tua casa, quella di Gesù. Non lo vedi, ma lo senti presente. Prega con te, ti è vicino in tutto quello che fai. Puoi anche dedicare un piccolo angolo con un’immagine, là dove riesci e sai trovare una sosta e dove nessuno ti disturba. Lo puoi sentire vivo, ti ascolta, ti parla. Una fiammella può rappresentarti per fargli compagnia o rappresenta lui per fare compagnia a te. La tua vita è comunione con lui per l’umanità che incontri. La tua vita con Lui è dono per la vita piena del mondo, per la salvezza dell’umanità.

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