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Islam: contrapposizioni, aperture, chiusure…

Dopo l’uccisione dei copti in Egitto il 19 maggio scorso, le dichiarazioni del mondo islamico aumentano. Ahmed al-Tayyed, grande imam di Al Ahzar, celebre università sunnita del Cairo, ha detto: «L’attentato contro i cristiani è inaccettabile. Ogni musulmano e ogni cristiano lo condannano. Tale atto mira a danneggiare la stabilità dell’Egitto». Anche il gran mufti d’Egitto Shawgi Allam ha dichiarati: «Vile operazione terrorista contro un gruppo di fratelli e sorelle cristiani». È interessante notare che le dichiarazioni provenienti dal mondo islamico stanno aumentando, oltre che di coraggio, anche di qualità. Non tutti i musulmani usano il termine “fratelli” o “sorelle”, nei confronti dei cristiani, come ha dichiarato Allam Shawgi. Ma nello stesso tempo notiamo che sta crescendo in vari Paesi anche l’influenza di musulmani radicali. In Indonesia, per esempio, Paese con lunga eredità storica di tolleranza, sempre più spesso gli studenti cristiani vengono definiti kafiri, infedeli, e sta diffondendosi l’uso del hijab (velo). Papa Francesco in Egitto è stato forte e deciso nell’invitare tutti, e precisamente i credenti, a non restare nella paura di parlare, gridare, denunciare la violenza e a prendere anche iniziative per la pace: «C’è bisogno di costruttori di pace. La violenza è la negazione di ogni autentica religiosità. In quanto responsabili religiosi, siamo chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità. Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani. Insieme ripetiamo un “no” forte e chiaro contro ogni forma di violenza. La religione non solo è chiamata a smascherare il male; ha in se la vocazione a promuovere la pace». Il comboniano padre Giuseppe Scattolin, che opera al Cairo, commenta così dopo la visita del Pontefice in Egitto: «Il Papa e il grande imam di Al Azhar Ahmed al Tayyed, con i loro discorsi hanno demolito ogni tentativo di manipolare la religione per giustificare la violenza. Le parole, però, devono tradursi in un progetto capillare di riforma educativa. Il fondamentalismo si combatte sul fronte del pensiero».  

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