L’islam che… pensiamo ma non esista
Riassumo quanto Avvenire (14.09.2018) riporta su un saggio dello storico Aydin* che spiega come sia nato il fraintendimento sull’esistenza di un mondo musulmano unitario, idea oggi alimentata dagli estremismi contrapposti. Pare che i musulmani, circa 1.600.000 fedeli in tutto il mondo, siano grosso modo un quarto dell’umanità e si sente dire di continuo che sono un tutt’uno una sola umma (in arabo umma: comunità, nazione, etnia) dei credenti che si riconoscono nell’unicità di Dio, nel Corano e nel messaggio di Maometto e che amano alludere a se stessi e ai loro correligionari chiamandosi “fratelli” e “sorelle”.
È così davvero? È stato sempre così?
All’indomani della scomparsa del Profeta, l’Islam ha conosciuto la fitna: parola-chiave il cui campo lessicale è amplissimo e che va dalla lite tra vicini fino alla lotta civile e religiosa al tempo stesso tra comunità contrapposte. La fitna è dal VII secolo quella tra sunniti e sciiti e poi proseguì fino a cristallizzandosi nella lotta tra i due imperi musulmani, l’ottomano del sultano sunnita a ovest e degli shah sciiti a est. Continua oggi tra l’Arabia saudita e l’Iran dall’altra.
Oggi il fondamentalismo islamico continua a essere persuaso che esista “un mondo musulmano” compatto e coeso. Gli unici, veri nemici dei fondamentalisti musulmani e degli islamofobi sono quanti cercano la convivenza nella discussione e nel rispetto reciproco. È questa la proposta di Papa Francesco; è questa la proposta della comunità comunitaria musulmana almadiyya, animatrice di un simposio annuale di pace a Londra. L’unità universale e spirituale si attua nella pluralità intellettuale e nella diversità culturale.
* Cemi Aydin L’idea di mondo musulmano, Una storia intellettuale globale.
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