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Monigo, comunità aperta

Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, dice che durante il Conclave il cardinale Bergoglio aveva fatto un appello per una Chiesa più missionaria concentrata sulla “periferia” piuttosto che su se stessa. Questo è stato condiviso da molti cardinali. Una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore. Noi preghiamo perché il Signore riscaldi il nostro cuore e ci sostenga nell’affascinante missione di portarlo al mondo. Una Chiesa che ha una profonda simpatia per l’uomo, che accoglie la donna e l’uomo di oggi, che cammina con loro condividendo il loro percorso di vita, che cerca di manifestare ed esprimere il volto di un Dio che ama l’uomo appassionatamente. Oggi Papa Francesco vive e insegna: «Voglio che la chiesa esca per le strade verso le periferie del mondo. Le parrocchie, le istituzioni sono fatte per uscire fuori». Durante le mie vacanze in Italia, ho avito numerose occasioni di raccontare la mia vita coi musulmani in Algeria e ho trovato interesse e apertura. Dopo un incontro con un bel numero di amici, il parroco di Monigo, don Giuseppe Mazzoccato ha scritto: «I problemi di rapporto con i musulmani rimangono; tuttavia rimangono anche queste oasi di convivenza nella simpatia reciproca le quali, oltre ad essere segni di speranza per il futuro, attestano la possibilità di una convivenza non solo pacifica, ma reciprocamente arricchente. Il buon cristiano si accredita (anche) per la sua capacità di accoglienza e di relazione. Il primo tra voi sia colui che serve, dice il Vangelo, ed uno dei servizi a cui oggi siamo richiesti è di far incontrare la gente, rompendo quei muri di indifferenza che hanno creato tanta solitudine e talvolta anche litigi e querele. Il lievito di cui parla il Vangelo mi sembra sia oggi ogni azione capace di far incontrare le persone, a partire dal posto in cui abita, testimoniando il valore dell’incontro, prima di ogni appartenenza e pratica religiosa». Quasi ogni giorno ho celebrato l’Eucaristia nella bella chiesa di Monigo accanto agli amici che portavano all’altare la loro vita, le loro attenzioni a tante persone disabili, la loro apertura missionaria e io portavo all’altare anche l’umile e nascosto servizio di quanti nelle loro case vivevano accanto ai loro ammalati. Anche quelli sono le “periferie del mondo” di Papa Francesco.

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