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Icona decorativaIcona decorativa20 Febbraio 2017 Silvano Zoccarato

Olivier Roy: «Proteggiamo il terreno spirituale delle religioni»

Nel quotidiano Avvenire dello scorso 14 febbraio, troviamo l’articolo Daesh il fascino della violenza, scritto da Stefano Pasta, che ci aiuta a capire il fenomeno dei terroristi provenienti dal mondo islamico. La loro appartenenza a gruppi estremisti e radicali e le loro azioni terroristiche sono oggi segno di un vuoto di valori, non tanto di comportamento e di espressione di religione islamica. Stefano Pasta scrive: «Per Olivier Roy, il grande orientalista e politologo francese, occorre deculturalizzare la lettura del jihadismo europeo. Nelle biografie dei giovani radicalizzati – sostiene – si riconosce la rivolta generazionale come chiave interpretativa: non è una radicalizzazione dell’islam, ma un’islamizzazione del radicalismo». In Francia i terroristi sono al 90% seconde generazioni o convertiti: «Hanno rotto i ponti con i genitori e con tutto ciò che rappresentano in termini di cultura e religione. I giovani scelgono la causa jihadista perché oggi, sul mercato, è l’unica al tempo stesso globale e radicale. Con un linguaggio moderno, Daesh è riuscito a costruire una grande narrazione basata su un’estetica della violenza che affascina molti giovani; infatti nel terrorismo degli ultimi anni il suicidio è sempre più centrale. Oggi essi islamizzano il proprio disastro personale, la propria rivolta contro la società. Per combattere il terrorismo, occorre proteggere il terreno spirituale, riconoscendo la pratica religiosa nello spazio pubblico. Occorre che si possano costruire le moschee, che siano riconosciute e rientrino nello spazio pubblico, facendo parte della vita della città. Un buon accordo è quello firmato nel 2016 tra la moschea e il Comune di Firenze. Va nella giusta direzione anche l’accordo d’inizio febbraio tra il Ministero dell’interno e gli esponenti musulmani: non entra nel piano teologico, rispettando i principi dello Stato laico, ma pone il problema della lingua”. Allora oggi non dobbiamo vedere il terrorismo come espressione religiosa dell’islam, ma come un impoverimento del religioso che porta alla radicalizzazione. Se accogliamo in Italia i musulmani, possiamo e dobbiamo aiutarli a mantenere e a continuare a vivere dentro i loro valori. Non diventeranno terroristi, ma “Fratelli”, come li chiama Papa Francesco. È un’occasione difficile, ma provvidenziale.  Rileggiamo Olivier Roy: “Occorre proteggere il terreno spirituale, riconoscendo la pratica religiosa nello spazio pubblico”».  

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