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Icona decorativaIcona decorativa25 Settembre 2022 Silvano Zoccarato

Padre Luigi Scuccato

Nato nel 1920 a Dueville (Vicenza), iniziò la formazione nell’Istituto nel 1940. Fu ammesso al Giuramento nel 1943 e ordinato Presbitero nello stesso anno. Partì per il Bangladesh (Dinajpur) nel 1948. Moriva il 18.03.2011 a Beneedwar (Bangladesh). È sepolto nella parrocchia di Beneedwar (Bangladesh). Vedendolo arrivare, così magro, nessuno gli avrebbe dato molti anni di vita nella Missione Bengalese, definita “la Tomba dell’uomo bianco”! Verso la metà del secolo scorso, infatti, non erano pochi i Missionari morti per malattia o deperimento in quella terra. Eppure, Padre Luigi Scuccato ha fatto in tempo a vivere una lunghissima vita e a vedere tanto, tantissimo della storia del Bangladesh… Ordinato Sacerdote nel 1943 a Milano, dal Cardinale Schuster, dopo cinque anni trascorsi – a causa della Guerra – in alcune Parrocchie Lombarde, arrivò finalmente la sospirata destinazione: Pakistan Orientale, l’attuale Bangladesh! Così nel 1948, dopo quasi un mese di nave, treno e infine “biroccio”, Padre Luigi raggiunse Dhanjuri, sua prima destinazione, che in seguito definirà “primo amore”. Per imparare la Lingua “Santal”, parlata dai Tribali di quella Regione, e il “Bengalese”, andava tra i bambini più piccoli della scuola, faceva leggere qualcosa a un ragazzo e chiedeva agli altri di correggerlo. Per trovare la gente dei villaggi, inforcava la bicicletta e si metteva in viaggio. «Quanti chilometri hai macinato, Padre Luigi!», ricorda con affetto Padre Gian Paolo Gualzetti. «Forse è il segreto della tua lunga vita… Ma soprattutto volevi incontrare la gente, di villaggio in villaggio, a piedi o in bicicletta, perché fosse più facile incontrarti, ascoltarti!». Padre Scuccato rimase a Dhanjuri fino al 1954, quando il Vescovo decise di spostarlo a Mariampur, dove vivevano diversi gruppi Tribali (“Santal”, “Oraon”, “Mahali”, “Malo”). Nella nuova Missione ci rimase per ben diciassette anni. Se Dhanjuri era stato il “primo amore”, Mariampur fu il suo “più grande amore”! C’era già la Chiesa in muratura, costruita nel 1930, la scuola, e un piccolo Ostello. Padre Scuccato comperò dell’altro terreno e vi costruì il Dispensario, l’Ostello per le ragazze e il Convento delle Suore. Gli fu particolarmente utile l’esperienza fatta a Dhanjuri, dove aveva imparato a usare la cazzuola e a cuocere i mattoni. Terminato il suo servizio a Mariampur, appena prima della “Guerra di Liberazione” – nel 1971 il Paese ottiene l’Indipendenza dal Pakistan, diventando ufficialmente Bangladesh –, Padre Luigi tornò in Italia per le vacanze. Al suo rientro, tra il 1971 e il 1990, prestò il suo servizio in diverse Missioni – Boldipukur, Suihari, Dhanjuri, Mothurapur, Ruhea – , sempre impegnato nella promozione e nell’educazione dei Tribali. Per loro costruì scuole ed Ostelli. A Beneedwar, sua destinazione finale, trascorse i suoi ultimi vent’anni. Negli ultimi tempi, Padre Luigi si era particolarmente indebolito, al punto d’aver bisogno di una carrozzella per spostarsi. Dopo aver partecipato al Ritiro Comunitario, dall’1 al 4 marzo 2011, a Suihari, ed aver incontrato i confratelli, Padre Luigi aveva deciso di tornare a Beneedwar, per essere presente all’Inaugurazione dell’Ostello per ragazze, che aveva voluto con tutto sé stesso, fissata per lunedì 21 Marzo. Ma il Signore aveva un altro piano e lo ha chiamato a sé, rispondendo in questo modo al suo desiderio di poter morire a Beneedwar, tra la sua gente! Come ha sottolineato Monsignor Gervas Rozario, Vescovo di Rajshahi, nell’Omelia funebre, Padre Luigi ha vissuto la sua Vita Missionaria in modo esemplare, predicando la Parola e facendosi carico soprattutto dei poveri, orfani e malati di ogni religione e razza. Il Vescovo ha anche sottolineato la semplicità di vita di Padre Luigi, il suo andare in bicicletta o a piedi per incontrare la gente. Ed ora, la sua Tomba si trova proprio a fianco della Chiesa di Beneedwar… Sarà, dunque, facile per la sua gente ricordarlo, e lasciarsi ancora ispirare dal suo esempio di vita povera ed “Evangelica”!  

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