Ponte aereo
Per quale motivo l’India abbia improvvisamente chiuso l’ esportazione di cipolle al Bangladesh, non lo so. Le cipolle costavano, secondo le stagioni, circa 70-80 taka al chilo; se per un qualche motivo toccavano i 100, ne parlavano i giornali. Questa volta, in pochissimi giorni, siamo arrivati a quota 280! Alle massaie bengalesi puoi togliere praticamente quasi tutto, in qualche modo sanno arrangiarsi. Ma le cipolle – quelle proprio no! Il Paese è piombato nel panico e nella rabbia, il governo ha fatto indagini, ha rassicurato, ha minacciato castighi severissimi ai profittatori e poi ha dovuto agire direttamente. Primo provvedimento: vendite a prezzi calmierati, per i poveri, che devono andare a cercare il tesserino, e poi correre ai luoghi dove stazionano i camion di pronto soccorso culinario, rischiando di soffocare o rimanere schiacciati sotto i piedi delle folle accorse, o di arrivare all’agognata meta quando il cassone è già vuoto… Ma ci vuol altro! Per risolvere il problema, bisogna agire su più fronti. Frenetiche trattative continuano con paesi produttori di ogni parte del mondo, numerose navi cariche di cipolle navigano a tutto vapore verso i porti bengalesi, i contadini anticipano il raccolto delle cipolle per approfittare del momento magico, e il governo ha organizzato un ponte aereo. È di oggi la notizia che sono appena arrivati i primi “cargo” di cipolle provenienti dal Pakistan, su aerei dell’Azerbaigian, altri sono in arrivo, dal lontano Egitto e non solo; la compagnia aerea nazionale ha assicurato che farà di tutto per dare la precedenza alle cipolle, e che i prezzi di trasporto saranno scontatissimi.
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