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Un musulmano scrive trenta lettere a padre Hamel

Mohammed Nadim, franco-algerino, al prete ucciso ai piedi dell’altare da due giovani musulmani di 19 anni, scrive: «Dove siamo, padre mio, dove siamo? Non sappiamo più dove andare… quale direzione prendere. Sono venuti con un grande vuoto nel cuore e l’hanno riempito di un progetto a lungo fermentato nel loro spirito, proclamando alto e forte di amare Dio e il suo profeta». Nadim è prostrato, impotente, rivoltato davanti alla violenza commessa in nome di una religione che è anche la sua. Musulmano praticante vuole dichiarare il suo malessere, la sua collera, e condividere le sue domande di fede, vita, amore, martirio e difficoltà di vivere insieme. Mons Lebrun, arcivescovo di Rouen, nella prefazione al libro delle lettere scrive: «Mirabile cammino spirituale, non ancora concluso». Di Nadim, non sappiamo niente. Le lettere le ha scritte da Timimun, oasi dell’Algeria del Sud. Frequenta e conosce la Chiesa attraverso gli scritti di Agostino, i suoi martiri, Popieluszko assassinato in Polonia, Romero ucciso durante la messa in Salvador e i sette monaci di Tibhirine. Alla loro memoria vorrebbe costruire un ospedale o un orfanatrofio, qualcosa che accoglie, che protegge… Scrive con rabbia: «Ho un sentimento di rivolta, che non amo, ma che mi resta dentro insieme alla paura… di non fare il gesto che devo fare, di non dire la frase che devo dire». Ma accetta di lasciarsi attraversare da questi movimenti interiori contradittori. Poetiche… queste meditazioni si trasformano in preghiere d’intercessione per padre Hamel e la sua famiglia. Domanda perdono in nome degli uomini, non in nome della sua religione, loda pure tutti quelli che in seno alla Chiesa restano capaci di tenere in tali circostanze un discorso di pace bello e generoso. Conclude: «Padre mio, non fate attenzione a questa storia, non cambiate le vostre abitudini e lasciatevi invadere da sogni meravigliosi (…). Crede di aver preso la vostra vita e forse ha sorriso davanti al sangue, forse… ma già da tempi lontani, da secoli, da mille anni, la vostra vita l’avevate già data ai vostri fratelli, alla Chiesa e a Dio».

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