La missione dell’accoglienza senza confini
Aprire le porte a tutti, avere cuori sempre caldi di compassione e mani generose per la piena felicità di tutti. Questa è per me la missione della Chiesa
Qualche tempo fa mi è successo un fatto strano. Attraverso un confratello ho incontrato una ragazza camerunese che aveva lasciato Yaoundé per andare a lavorare in Cina come insegnante d’inglese, pagando assai salato il visto a una agenzia di reclutamento cinese, tramite il cugino. Poco dopo essere arrivata in Cina, però, viene raggiunta dalla polizia e immediatamente espulsa perché i suoi documenti risultavano falsi. Il cugino, allora, invece di farla tornare in Camerun – cosa alquanto vergognosa che sa di fallimento di fronte alla famiglia che si era svenata per lei – le ha mandato i soldi per recarsi a Manila. Qui, va ad abitare con un altro camerunese nel suo misero appartamento e prova a cercare un lavoro, ma non riesce a trovare nulla, anche perché ha solo un visto turistico. All’ennesimo rinnovo, il connazionale le fa sapere che anche lui ha sia il passaporto che il visto scaduti. La dice quindi di andarsene per non rischiare di essere entrambi arrestati dalla polizia.
La ragazza raccoglie i suoi pochi bagagli e lascia l’appartamento. Si reca in un parco pubblico e si sdraia su una panchina per passare lì la notte. La guardia, però, la invita a uscire perché deve chiudere i cancelli e nessuno può rimanere all’interno. La ragazza lo supplica di accoglierla nella sua piccola casetta di guardia fino al mattino seguente, non avendo soldi e nessun altro posto dove andare. La guardia accetta e le offre una sedia di plastica per passare la notte. Verso le dieci di sera ricevo la chiamata del mio confratello camerunese che, informato dalla madre della ragazza, mi racconta tutta la sua la storia, chiedendomi se potevo aiutarla in qualche modo. Ho chiesto a un altro confratello, che vive in una parrocchia vicina al parco, di andarla a cercare la mattina seguente e di portarla alla casa regionale del Pime.
La sistemiamo in una stanza dove può finalmente sentirsi al sicuro e riposarsi. Il giorno seguente l’accompagno all’ufficio immigrazione per rinnovare il visto turistico, pagando anche la multa, e dopo cinque giorni con noi, abbiamo trovato e pagato un volo di ritorno in Camerun. Arrivata a Yaoundé ci ha subito chiamati per dirci che era contenta di aver potuto riabbracciare sua madre e la sua famiglia. Pochi giorni fa mi ha informato che sta cercando un lavoro a Yaoundé.
Per una volta questa storia è finita bene. Purtroppo in molti casi non è così. Gruppi criminali approfittano in tutto il mondo della vulnerabilità di persone come lei, vittime sprovvedute che poi finiscono abbandonate sulle panchine di parchi anonimi.
Di fronte a queste, come a molte altre situazioni, la missionarietà è mantenere porte sempre aperte a tutti, anche agli sconosciuti, è avere cuori caldi di compassione e mani generose per la piena felicità di tutti. Questa per me è la missione della Chiesa
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