Skip to main content
Icona decorativa, Icona decorativa15 Ottobre 2025 Redazione

Peter To Rot, primo santo del Pacifico

Varrà canonizzato domenica 19 ottobre insieme ad altri sei beati. «Si celebra il martire, il catechista, il laico, il marito e padre di famiglia, ucciso con un’iniezione letale all’età significativa e simbolica di 33 anni», dice padre Giorgio Licini, missionario del Pime, per molti anni segretario della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea

Insieme ad altri sei beati, verrà canonizzato, domenica 19 ottobre, anche il laico Peter To Rot, primo santo originario del Pacifico. Sarà un momento di grande gioia per la Chiesa della Papua Nuova Guinea, a cui oggi appartiene la parrocchia di Rakunai e la diocesi di Rabaul (sull’isola della Nuova Britannia Orientale), dove Peter era nato e dove venne ucciso nel 1945 al tempo dell’occupazione giapponese.

«È un regalo veramente grande che ci ha fatto Papa Francesco, poco prima di morire, promulgando il Decreto di canonizzazione del beato Peter To Rot – ricorda con emozione il postulatore padre Tomás Ravaioli, IVE -. Sebbene fosse qualcosa che aspettavamo e per cui lavoravamo e pregavamo da molti anni, è un regalo veramente grande, perché il Beato Peter To Rot è il primo figlio di Papua Nuova Guinea che sarà elevato all’onore degli altari».

Ma chi è Peter To Rot? Nato nel piccolo villaggio di Rakunai nel 1912, appena diciottenne entrò nella scuola per catechisti, ruolo che assunse a soli ventun anni. In breve si guadagnò l’affetto e il rispetto di tutti a Rakunai e nei villaggi circostanti. L’11 novembre 1936 contrasse il sacramento del matrimonio nella chiesa parrocchiale di Rakunai, con Paula Ia Varpit. Ebbero tre figli.

«Nel 1942 – ricostruisce padre Ravaioli -, quando i giapponesi invasero parte dell’attuale Papua Nuova Guinea, uno dei loro primi atti fu quello di imprigionare tutti i missionari stranieri. Con la mancanza di sacerdoti (perché non c’era ancora clero locale), migliaia di fedeli rimasero senza pastori che li guidassero e senza nessuno che custodisse la loro fede. In quel momento cruciale, il giovane catechista, che allora aveva solo trent’anni, si eresse a gigante della fede, assumendosi la responsabilità di mantenere viva la speranza e la fede del suo popolo».

Non solo, denunciò apertamente la poligamia come una pratica inaccettabile per i cristiani e usò tutti i mezzi a sua disposizione per persuadere i cattolici a resistervi. «Sapeva che mantenere quella sua posizione avrebbe potuto significare l’arresto o la morte, ma non poteva rimanere in silenzio».

In effetti, Peter To Rot fu minacciato e arrestato in diverse occasioni, l’ultima nell’aprile o nel giugno del 1945. «Era convinto che sarebbe morto in prigione – continua padre Ravaioli -. Il giorno prima che fosse ucciso, uno dei capi del villaggio ebbe l’opportunità di vederlo per l’ultima volta. Gli disse: “Sono qui per coloro che infrangono i loro voti matrimoniali, e per coloro che non vogliono vedere l’opera di Dio andare avanti. Basta. Devo morire. Tu torna a prenderti cura del popolo. Mi hanno già condannato a morte”». La notte del 7 luglio 1945, due medici giapponesi si recarono dal catechista nella sua cella e gli fecero un’iniezione letale.

«Il suo attivismo – commenta padre Giorgio Licini, missionario del Pime per molti anni segretario della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea – aveva irritato non solo gli occupanti, che dovevano tenere a bada gli indigeni mentre le truppe alleate erano sempre più vicine, ma anche i suoi conterranei, che cercavano di barcamenarsi come potevano e certo non si arrabbiarono quando i giapponesi reintrodussero il diritto alla poligamia, avversato dai missionari e dalla precedente amministrazione coloniale australiana. Peter To Rot entrà in rotta di collisione con i suoi stessi fratelli di sangue».

Monsignor Rochus Tatamai, primo arcivescovo indigeno di Rabaul, ricorda che fu proprio il suo nonno materno, poi pentitosi, con il capo tribù a consegnarlo ai giapponesi.

La sua canonizzazione – dopo la visita di Papa Francesco nel settembre del 2024 rappresenta uno degli eventi più belli e significativi per la Chiesa della Papua Nuova Guinea.

Dice padre Licini: «Si celebra il martire, il catechista, il laico, il padre di famiglia, ucciso con un’iniezione letale all’età significativa e simbolica di 33 anni, tradito dai suoi per i trenta denari della poligamia e messo a morte dagli occupanti per sbarazzarsi di un agitatore e un concorrente, un’alternativa di vita alla morte morale e spirituale della conquista e della guerra. Non poteva forse esserci migliore similitudine alla morte di Cristo per il primo santo del Pacifico».

Non solo però: «Allo stesso tempo – dice il missionario – la grande occasione spirituale della canonizzazione sarà la riflessione sulle cause profonde e inconfessabili della sua fine: non solo (e forse non tanto) quella della poligamia e della morale sessuale cristiana o pagana, ma la noia radicata e ancestrale della stregoneria, della doppiezza, dell’invidia e della gelosia. Cose che continuano a uccidere nei villaggi tolai e tutto intorno a Rabaul, nonostante la radicata e diffusa presenza delle Chiese cristiane. In altre parole: sarà un altro santo di plastica, che sorride e non si muove, con i tridui e le novene che non cambiano la mentalità diffusa, o lo spasmo della morte in faccia ai giuda e ai boia di allora e di oggi?».

———————————–

ECCO CHI SONO I NUOVI SANTI

Peter To Rot verrà canonizzato domenica 19 ottobre alle ore 10.30 in Piazza San Pietro da Papa Leone XIV insieme ad altri sei beati: Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo di Mardin in Turchia; Vincenza Maria Poloni, italiana, Fondatrice dell’Istituto Sorelle della Misericordia; Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez; Religiosa, fondatrice delle Suore Ancelle di Gesù (Serve di Gesù del Venezuela); Maria Troncatti, salesiana, missionaria in Ecuador; José Gregorio Hernández Cisneros, laico venezuelano, conosciuto come il “medico dei poveri”; e Bartolo Longo, fondatore con l’aiuto della moglie del santuario del Rosario a Pompei e la Congregazione delle Suore che porta lo stesso titolo.

Scopri qui chi sono i nuovi santi

Articoli correlati

La missione dell’accoglienza senza confini

Icona decorativa27 Ottobre 2025
Icona decorativaStefano Mosca
Aprire le porte a tutti, avere cuori sempre caldi di compassione e mani generose per la piena felicità di tutti. Questa…

Ricchi di umanità

Icona decorativa9 Ottobre 2025
Icona decorativaRedazione
In occasione della presentazione dell’esortazione apostolica di Leone XIV “Dilexit Te”, piccola sorella Clémence…

Israele, due anni dopo: le speranze del vescovo Rafic Nahra

Icona decorativa7 Ottobre 2025
Icona decorativaDario Salvi
A due anni dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il vicario di Israele Rafic Nahra auspica «seri colloqui di…