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Italia-Burkina Faso: l’acqua che unisce

Un legame di solidarietà lega il Salento al Sahel: è quello creato da Adriano Nuzzo, che da idraulico di professione nel Leccese si è trasformato in realizzatore di pozzi in Burkina Faso

Esiste un filo rosso, quasi impercettibile, che parte dal Salento, supera il Mar Mediterraneo e si estende fino a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, un Paese che da diversi anni vive una crisi politica e umanitaria molto grave e spesso trascurata. L’ideatore di questo collegamento, capace di superare non solo la distanza geografica ma anche quella emotiva e culturale, è Adriano Nuzzo, un idraulico di professione che, da dieci anni, con la sua organizzazione no profit WeAfrica, mette a disposizione le proprie competenze per alleviare le gravi carenze che affliggono la popolazione locale.

Il Burkina Faso, infatti, è governato da una giunta militare guidata dal capitano Ibrahim Traoré, che nel settembre 2022 ha deposto il colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, accusandolo di non aver contrastato adeguatamente l’ascesa dei gruppi jihadisti che hanno occupato oltre il 50% del territorio nazionale. In un contesto in cui l’instabilità politica è all’ordine del giorno, a pagarne le conseguenze sono soprattutto i civili. Oltre 2 milioni di persone (su 24 milioni di abitanti) sono state costrette a fuggire dalle loro case mentre mezzo milione di bambini è a rischio malnutrizione e non ha accesso all’acqua potabile.

È qui che Nuzzo oggi è praticamente di casa. La sua vita, tuttavia, non è sempre stata orientata al bene altrui, come racconta lui stesso: «Ho fatto tante cose sbagliate da giovane. Ho toccato il fondo in più circostanze. Ho chiesto aiuto a Dio perché sentivo che qualcosa non stava funzionando». Le preghiere e un incontro molto particolare gli hanno cambiato per sempre la vita. «Nel 2013, Dio mi ha fatto incontrare il missionario laico Umberto Trapi. Mia moglie, Giulia, lo ha intercettato per caso mentre faceva la spesa, grazie ad alcuni amici. Quando ha saputo cosa faceva, lo ha invitato a casa. Ho ascoltato le sue storie sul Burkina Faso e ne sono rimasto folgorato. In quel momento ho capito che volevo fare qualcosa di buono pure io».

Il tempo scorre lento nel Salento. Adriano svolge le sue mansioni da idraulico, torna a casa e sta con i figli. Eppure, cova dentro di sé la voglia di raggiungere il Paese africano. Così, nel 2014 parte proprio con Trapi per un paio di settimane e scopre un mondo completamente diverso, segnato da povertà e privazioni. «Tornai dal Burkina Faso nel periodo natalizio. Ero diventato insofferente persino ai cenoni. Troppo spreco. Puoi immaginare la povertà, ma viverla è un’altra cosa. Quello che mi aveva colpito di più era la mancanza di acqua. E io, essendo un idraulico, potevo fare qualcosa». Pochi mesi dopo, tra marzo e aprile 2015, Nuzzo fonda l’organizzazione WeAfrica. E in dieci anni raggiunge traguardi importanti.

Pian piano, la fatica diventa forza e l’associazione realizza 36 pozzi che portano acqua potabile nei villaggi e cambiano la vita moltissime persone. «Non ci limitiamo a questo – racconta -, abbiamo anche un programma per 80 orfani. Ogni tre mesi distribuiamo grandi sacchi di mais e riso. Paghiamo la scuola, le medicine. Sembra poco, ma è tantissimo». Adriano, ogni anno, trascorre diversi mesi in Africa, nonostante le condizioni di sicurezza siano sempre più precarie. «Rispetto al 2015, il Paese è cambiato tantissimo ed è molto più pericoloso. Per questo non porto più volontari con me. Il rischio è di essere intercettati e rapiti». La missione di Adriano però non è ancora terminata. Anzi, prega ogni giorno perché Dio gli dia la forza di continuare a donare bene a chi ne ha bisogno. Spesso, anche un sorriso o un abbraccio della gente del Burkina Faso riescono ad alleviare la stanchezza e la nostalgia per la famiglia lontana migliaia di chilometri.
«Ogni occidentale dovrebbe sentirsi in debito con l’Africa. Ogni sorriso è una vittoria. Vedere un bambino che prima ti chiama nassara (bianco) e poi, l’anno dopo, ti chiama per nome, ti fa capire che hai lasciato qualcosa. È la sensazione di aver fatto la cosa giusta. E lo auguro a tutti».

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