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Pena di morte: tocca al killer dell’ex missionario

Dopo i fatti della scorsa settimana la macchina della morte si sposta in Texas: è fissata per stasera l’iniezione letale a Juan Martin Garcia, che nel 1998 uccise per rapina un ex missionario rientrato a Houston
  Un ex missionario come vittima dell’omicidio. Più leggo le storie dei condannati alla pena capitale e più saltano fuori dettagli che dimostrano in tutta la loro evidenza l’assurdità del sistema che punisce con la morte chi pur si è macchiato di delitti gravissimi. Stasera in Texas tocca a Juan Martin Garcia, un hispanico di 35 anni. Succede nello Stato che è il più duro nell’applicazione della pena di morte: se eseguita stasera quella di Garcia sarà l’undicesima iniezione letale del 2015 in questo Stato americano. Per oggi sono fissati gli ultimi appelli al gesto di clemenza e – come già successo nei giorni scorsi in Georgia, in Oklahoma, in Virginia e in Missouri – è molto probabile che anche al governatore del Texas sia arrivata una lettera del nunzio apostolico a nome del Papa in cui si richiama l’appello lanciato al Congresso perché il mondo rinunci a questa forma inumana di pena. Garcia è accusato dell’omicidio di un uomo, Hugo Solano, ucciso per rapina. L’elemento che balza maggiormente all’occhio è che la vittima alla fine fu derubata di appena 8 dollari. Garcia sostiene che – inizialmente – non fosse sua intenzione uccidere, ma che il primo colpo sia partito mentre la vittima cercava di impossessarsi della sua pistola. Al di là di questo – però – c’è un dettaglio che passa via come nulla fosse nelle ricostruzioni della vicenda e che invece proprio un dettaglio non dovrebbe essere: la vittima dell’omicidio, Solano, era un missionario evangelico. Sì, aveva vissuto proprio un’esperienza missionaria in Messico a Guadalajara e da lì era appena rientrato a Houston insieme alla moglie e ai figli. Viene spontanea la domanda: come fa ad essere compatibile la pena di morte con una scelta che – in qualunque forma la si viva – è un modo per donare la propria vita agli altri? Davvero Hugo Solano, che in Messico aveva vissuto al servizio degli ultimi testimoniando il Vangelo di Gesù, avrebbe voluto una pena del genere per il suo omicida? È una contraddizione profonda che rivela tutta la profezia che c’è nell’insistenza di papa Francesco (e nostra) sulla battaglia per la fine della pena di morte negli Stati Uniti. Basta guardare dentro alle singole storie per trovare sempre un motivo specifico che rivela tutta la follia del ricorso all’iniezione letale. Parlarne caso e per caso e non più solo come un tema. E parlarne anche se – come in questa occasione – le possibilità che in uno Stato come il Texas, oggi, l’esecuzione di un omicida hispanico si fermi sono veramente pochissime. Perché a ogni latitudine resta l’indifferenza l’alleato più forte del boia. Aggiornamento del 7 ottobre: come purtroppo avevamo previsto nella notte Juan Martin Garcia è stato ucciso con l’iniezione letale. Un epilogo che non fa altro che confermare l’assurdità di questa storia.     

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