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Icona decorativaIcona decorativa21 Marzo 2025 Lara Fornasini

James Janknegt, via crucis “Made in Usa”

Pittore e muralista texano, il suo linguaggio espressivo non è costituito da simboli ormai perduti, ma da oggetti del quotidiano stilizzati, luoghi riconoscibili, elementi che connota­no la cultura locale, così da permettere a chi guar­da di riappropriarsi del significato delle narrazioni evangeliche

Per James Janknegt, pittore e muralista texano na­to a Austin nel 1954, il mondo dell’arte si spalan­ca all’età di 17 anni all’interno di un centro commer­ciale: mentre sfoglia una rivista viene investito dalla potenza di un’immagine del dipinto di Dalì, il “Cristo di san Giovanni della Croce”, che gli rivela la sua vo­cazione: diventare un artista e realizzare opere a sog­getto cristiano. Col passare del tempo questo primo forte impatto emotivo si trasforma in una scelta con­sapevole: produrre un’arte sacra, religiosa e cristiana, ossia aperta alla bellezza, al dialogo con Dio e focaliz­zata sulla narrazione della storia della salvezza.

Le sue opere più conosciute sono le illustrazioni de­dicate alle parabole, dipinti dallo stile inconfondibile che coinvolgono lo spettatore portandolo in un mon­do espressivo in cui la narrazione biblica trova posto nel contemporaneo. Il figliol prodigo è un giovane che ha dissipato l’eredità paterna in giochi d’azzardo e bordelli, per poi finire impiegato in un McDonald’s e disperarsi vicino a un cassonetto dell’immondizia.

I vendemmiatori sono poveri migranti arrivati in Cali­fornia per la raccolta della frutta. Il contadino stolto è un imprenditore immobiliare senza scrupoli, mentre Maria Maddalena fruga nella sua borsa piena di co­smetici per lavare i piedi di Gesù, spesso rappresenta­to con indosso una polo e dei jeans. Niente di più lonta­no dalla Palestina del I secolo, che viene sostituita dalle terre del Sud-ovest americano, un tempo percorso da cowboy, nativi e spagnoli, e oggi caratterizzato da una cultura consumistica e da problemi di integrazione.

James Janknegt afferma che le sue opere nascono dallo studio preciso delle narrazioni bibliche, che vengono calate nel contemporaneo anche grazie a un’osservazione attenta della realtà che lo circonda. Così il suo linguaggio espressivo non è costituito da simboli ormai perduti, ma da oggetti del quotidiano stilizzati, luoghi riconoscibili, elementi che connota­no la cultura locale, così da permettere a chi guar­da di riappropriarsi del significato delle narrazioni evangeliche.

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