Guerra tra sciiti e curdi. E i cristiani iracheni di nuovo in fuga

Guerra tra sciiti e curdi. E i cristiani iracheni di nuovo in fuga

Non c’è pace per i cristiani della Piana di Ninive: da Alqosh e da altri villaggi vicini arrivano notizie di violenti scontri tra l’esercito iracheno e i peshmerga curdi. Con i cristiani – tra due fuochi – costretti di nuovo alla fuga, anche dopo la sconfitta dell’Isis

 

È davvero una Via Crucis senza fine quella dei cristiani dell’Iraq. E l’ennesima sua stazione in queste ore si chiama Alqosh, storica cittadina cristiana abbarbicata sulle montagne sopra la piana di Ninive. Grazie alla sua posizione (e alla difesa dei peshmerga curdi) Alqosh durante la lugubre stagione del dominio dell’Isis a Mosul è stata la Chiesa di frontiera, quella dove nel suo monastero alcune famiglie fuggite dalla grande città finita nelle mani del Califfato avevano trovato rifugio nella tragica estate del 2014.

Oggi l’Isis in Iraq non c’è praticamente più; in compenso, però, da qualche ora si combatte al Aqosh e in alcuni villaggi vicini. Nella sua offensiva che nei giorni scorsi l’ha già visto riprendere il controllo dell’importante centro petrolifero di Kirkuk, l’esercito iracheno – dominato dalle milizie sciite – sta avanzando ora verso nord, scontrandosi in maniera violenta contro i curdi iracheni proprio in una parte della Piana di Ninive. È la resa dei conti tra Baghdad ed Erbil, puntualmente scoppiata in Iraq, come tutti temevano. E a farne le spese sono ancora una volta i cristiani.

Già da settimane il virus delle divisioni settarie era emerso intorno ad Alqosh, nel contesto del braccio di ferro sull’indipendenza del Kurdistan. Le notizie che stanno arrivano dal nord dell’Iraq, però, si stanno facendo in queste ore drammatiche. Ad Alqosh i curdi hanno scavato trincee con l’intenzione di resistere all’avanzata delle milizie sciite; si parla già di feriti nel villaggio vicino di Tel Skuf e di centinaia di famiglie in fuga per non rimanere intrappolati negli scontri.

Sembra dunque essere caduto nel vuoto l’appello che appena qualche giorno fa il patriarca caldeo Louis Raphael Sako aveva rivolto a entrambi gli schieramenti: «Il popolo viene prima dei pozzi petroliferi, no a nuovi conflitti». Con il paradosso che ora è proprio Alqosh – la città che non era caduta nelle mani dell’Isis – a svuotarsi almeno provvisoriamente dei cristiani. Con un futuro che resta quanto mai incerto.