«Ancora più lontano»

«Ancora più lontano»

La famigliia, le esperienze giovanili, la vocazione. E poi le tante prove che avrebbero potuto metterla in crisi. Ma, ogni volta, la scelta di non tirarsi indietro: il racconto di padre Daniele che il 6 aprile diventa sacerdote

 

Il 6 aprile 2013 è per me una data importante, da ricordare. Nella Cattedrale della mia diocesi, Ragusa, sarò ordinato sacerdote dal mio vescovo! Un senso profondo di gratitudine pervade l’anima mia. Grato soprattutto al Signore, che si rivela sempre più nella mia vita, come il “Signore della vita”! Quella stessa vita che da Lui scaturisce come una sorgente e che mi è stata trasmessa dai miei genitori. Il mio primo pensiero non può che andare a loro. Loro che mi hanno voluto intensamente, mi hanno curato, protetto e mi hanno trasmesso questo forte senso di amore per la vita. Trentatré anni fa, a rischio proprio della sua stessa vita, mia madre decise di portare avanti la gravidanza nonostante i medici le avessero consigliato vivamente di interromperla. Scelte di vita che generano vita. Una vita fondamentalmente serena la mia, ricca di esperienze di incontri che hanno suscitato in me pian piano degli interrogativi sul senso profondo di questa vita. Oggi mi vengono in mente le parole del nostro padre Clemente Vismara, missionario in Myanmar: «La vita è fatta per esplodere, per andare più lontano. La vita è bella quando la si dona».

Ricordo un momento particolare in cui decisi in cuor mio di farla “esplodere”, questa vita, e cominciai “andando più lontano”! Era l’estate del 2000 e a vent’anni, insieme a due miei compagni di classe, andai a cercare lavoro a Londra. Penso sia stato un momento importante per la mia crescita umana, un momento di svolta. Avevo acquisito una certa autonomia, indipendenza, mi rendevo conto che ero in grado di badare a me stesso e pure mi accorgevo che in qualche modo mi veniva chiesto di andare ancora più lontano.

Rientrato in Italia alla fine dell’estate, ripresi i miei studi: volevo fare l’ingegnere, come buona parte dei miei compagni di classe. Allora partii per Torino. Un pomeriggio, ricevetti la telefonata di un amico che mi comunicava il suo ingresso in seminario a Ragusa. In quel momento sentii dentro di me una gioia grandissima! Ero proprio contento per lui! Ma talmente contento che non riuscivo a prender sonno. Finché, a un certo punto, iniziai a chiedermi se tutta quella gioia, quella pace interiore che provavo per lui non potessi provarla anche per me! Alle tre di notte saltai fuori dal letto, svegliai il mio compagno di stanza e gli dissi: «Leo, mollo l’università!». Poverino! Si svegliò, mi guardò e mi disse: «Ma sei scemo?». Gli risposi che avevo intenzione di entrare in seminario, lui si girò dall’altra parte e mi disse: «Lo sapevo!».

Da quel momento in poi mi fu chiaro che la strada che volevo percorrere era quella del sacerdozio. Iniziai così un periodo di discernimento con il mio padre spirituale, che due anni dopo mi avrebbe portato all’ingresso nel seminario di Ragusa. Durante questo periodo, ci fu un’esperienza che mi ha particolarmente segnato: un campo di formazione missionaria organizzato dalle Pontificie opere missionarie in Zambia. In quell’esperienza scoprii una parte di me, che emergeva sempre più e che mi sfidava ad andare ancora “più lontano”! La freschezza e la bellezza della Missione avevano cambiato il mio sguardo. Rileggevo la mia vita e mi rendevo conto che una vita così valeva la pena di essere vissuta! A settembre iniziai lo studio della filosofia, ma dopo appena un anno la salute dei miei genitori cominciò a peggiorare. Ancora una volta mi veniva chiesto di “andare più lontano”. Custodivo nel cuore il desiderio del sacerdozio, del sacerdozio missionario: lasciai il seminario per assistere i miei genitori ma intanto continuavo i miei studi di teologia. Sono stati anni intensi e ricchi. Nel 2007 papà moriva e ancora una volta ero chiamato a reinventare la mia vita. La passione e l’amore per la Missione continuavano a dare significato alla mia vita al punto che non riuscivo a immaginare una vita non missionaria! Così decisi di darmi un termine ben preciso e, ultimati i miei studi di teologia nel 2009, a settembre fui accolto nel Seminario teologico del Pime di Monza. Da subito mi fu offerta l’opportunità di inserirmi nelle attività di animazione missionaria che il Pime propone ai giovani. Cominciai a frequentare la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e continuavo il mio cammino di formazione verso il sacerdozio. Nel 2010, le condizioni di salute della mamma peggiorarono e in estate, dopo mesi di ospedale, anche lei ci lasciava. Fu un momento davvero pesante, eppure non ho mai smesso di sperare e di lottare. Mi rendevo conto che era necessario “ripartire”, occorreva “andare più lontano”!

Ricordo bene un momento in cui in un modo lucidissimo mi chiesi che senso avesse la situazione che stavo vivendo. Se il Signore permetteva tutto questo, era perché probabilmente mi voleva libero. Libero di seguirlo: allora decisi che avrei accettato qualunque destinazione mi sarebbe stata proposta. Ero disposto ad andare ovunque, “fino agli estremi confini”! Nel 2011, il primo ottobre, festa di santa Teresa di Lisieux, fui ordinato diacono nel Duomo di Milano. Ero davvero felice! Ero impegnato in parrocchia, continuavo i miei studi, si avvicinava sempre di più ciò che da tempo desideravo ma… tre settimane dopo mi ritrovai ricoverato in una Clinica ematologica! La diagnosi fu chiara da subito: leucemia mieloide acuta. In quel momento dissi in cuor mio: «Ti avevo promesso che sarei andato ovunque, se questa è la mia destinazione io non mi tiro indietro, sarò missionario dove Tu vorrai!». Allora iniziai un viaggio, un viaggio interiore che non avevo mai fatto. Un viaggio attraverso la mia “carne”, direbbe san Paolo. Iniziai subito le chemioterapie, ma queste non bastavano, era necessario un trapianto di midollo e mio fratello non era compatibile. Bisognava trovare un donatore e bisognava trovarlo in tempo. A Natale, dopo il terzo ciclo di chemioterapia, giunge una chiamata dalla clinica: da Los Angeles, letteralmente la “città degli angeli”, una persona è disposta a donare delle cellule staminali del suo midollo. Il 2 di febbraio un piccolo gesto gratuito mi ha ridonato la vita! Così come nostro Signore Gesù Cristo, con un gesto gratuito, duemila anni fa ha ridonato la vita a ciascuno di noi! La citazione biblica che ho scelto per la mia ordinazione è tratta dalla seconda lettera ai Corinzi: «Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta» (2Cor 4,7). San Paolo paragona la condizione umana a un “vaso di creta” e giorno dopo giorno sperimento sempre più questa fragilità; eppure vorrei concentrare la mia attenzione su questo tesoro. Abbiamo ricevuto un tesoro grande: la vita! E “la vita è fatta per esplodere! Per andare più lontano! La vita è bella quando la si dona!”. Per questo voglio donare la mia vita per la Missione! E voi?