Contro corrente
Giornate a fine settembre e inizio ottobre, quando la zona di Ramu, al sud, è stata sconvolta da violenze e distruzioni contro templi e abitazioni di buddisti e indu. Un insulto al Profeta che un giovane musulmano ha messo su facebook, sotto il nome di un buddista, si è rivelata una trappola efficace, scatenando l’ira di fondamentalisti e facinorosi; ma ha anche visto sprazzi di luce. Un musulmano, vicino di casa del buddista falsamente accusato, ha organizzato un gruppo per difendere persone e proprietà dei perseguitati. Appena sentivano voci di possibili violenze si precipitavano sul posto, anche in villaggi vicini, facendo scudo contro gli assalitori, cercando di far ragionare, e – quando gli esagitati non volevano sentir ragioni – ricorrendo a qualche randellata. Prima soli, poi fiancheggiando la polizia, a volte ce l’hanno fatta, altre volte hanno dovuto battere in ritirata; ma hanno dimostrato che anche nei momenti di paura e follia collettiva si possono usare testa e cuore.
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