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Protesta

In una scheggia intitolata “Paolo di Monte Siro” (8.2.12), parlavo dell’immenso lavoro svolto da p. Paolo Ciceri a Rajshahi, per oltre venti anni, e del suo recente trasferimento che aveva suscitato malumori. Successivamente, la faccenda ha preso una piega brutta, con manifestazioni di protesta davanti alla cattedrale, minacce, insulti al Vescovo e ai preti: “Non vogliamo sentire storie, vogliamo P. Paolo!” Alla fine il Vescovo ha deciso di chiudere la chiesa, con tutte le cappelle dei villaggi della parrocchia, e di sospendere ogni attività pastorale. Tutto fermo per oltre un mese e mezzo, finché, grazie alla gran fatica di una dozzina di uomini di buona volontà, le teste delle persone coinvolte si sono raffreddate un poco, e ai preti è passata la paura. Domenica 25 marzo, solenne riapertura: prima della Messa alcuni di quelli che avevano soffiato sul fuoco riconoscono di aver sbagliato e chiedono scusa davanti a tutta l’assemblea: un esempio toccante di come si possa prendere sul serio le proprie responsabilità, e convertirsi. Una umiltà che non ho visto in noi preti.

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