Risse
Un giovanotto di un villaggio vicino va a Kurigram dal calzolaio per far gonfiare il pallone; accidentalmente uno schizzo di liquido per lustrare le scarpe gli sporca la camicia. Conseguenza? Una rissa colossale che coinvolge 2 villaggi, con 150 feriti, di cui 17 ospitalizzati, e almeno 50 (cinquanta) case incendiate insieme ad un pulmino, 6 tricicli elettrici e cinque riksciò, mentre la polizia accorsa spara 65 bombe lacrimogene e arresta 28 persone… Nello stesso giorno, il primo agosto, un quotidiano riferisce anche di un altra località, dove si lamentano un morto e 10 feriti a seguito di un disaccordo sul luogo dove tenere la grande preghiera della festa Id-ul-Fitr. Tre giorni prima, due morti e molti feriti in una cittadina di provincia per una rissa nell’acquisto dei biglietti del treno prima delle feste.
Ci sono i casi “seri”, vere e proprie battaglie per questioni di proprietà delle terre; ma ci sono anche queste improvvise fiammate, in cui persone normalmente tranquille e gentili perdono completamente il controllo, e si lotta alla morte senza neppure sapere perché. I giornali ne parlano soltanto quando ci scappa il morto, o quando i feriti superano la cinquantina, o quando il traffico viene bloccato per ore. Non solo nei villaggi! Un universitario che fa una battuta su una ragazza dell’altra università è una scintilla per lotte che durano giornate intere e sfasciano aule. Quando si chiede loro il motivo, spesso la risposta non arriva: pura solidarietà di gruppo: se sei dei miei, certamente hai ragione…
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