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Angeli

Nel Seminario in cui vivo, ogni domenica alle 18 si celebra in inglese e la grande cappella si riempie di fedeli di ogni razza, colore e tradizione. Di solito presiede il Segretario della non lontana Nunziatura vaticana. Da poco è arrivato un esuberante keniano, le cui omelie tutti seguono con grande attenzione e numerose risate. “Siamo nell’anno sacerdotale, vi racconto la mia vocazione. Vivevo in un villaggio molto lontano dalla missione, il prete veniva a celebrare, sotto un grande albero, solo a Natale, Pasqua, 15 di agosto. Quando compio 10 anni, la mamma decide che è ora di mostrarmi una vera chiesa e una Messa in tutta regola. Partiamo nella notte, camminiamo a lungo, ma arriviamo che la chiesa è già piena, bisogna restare in fondo. Canti bellissimi, clima festoso, abiti variopinti, tutto bello, ma io non vedo altro che la parte posteriore dei fedeli. La mamma mi tiene rigorosamente sotto controllo, al suo fianco, con proibizione assoluta di intrufolarmi avanti. A un certo punto… tutti s’inchinano, e io intravedo due mani che tengono l’ostia sollevata mentre un suono argentino di campanelli colma il silenzio devoto. Folgorazione mistica! “Quando quell’uomo tiene Gesù in mano – penso –  gli angeli suonano i campanelli. Voglio essere anch’io come lui.” Ed eccomi qua!”.

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