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Memoria

Alcune schegge volano rapide, le vedi appena, scompaiono nell’erba o nella polvere e non le ricordi. Altre…

            

Arriva sotto la pioggia. Piena di febbre, cammina incerta sguazzando nelle pozzanghere con gli infradito logori ricuciti alla meglio. Esita ad entrare, poi si siede sulla poltroncina dell’ufficio, spaventata. Solo allora m’accorgo che sulla spalla, sotto il lembo del sari fradicio, regge un bimbo che dorme.

Le parlo pian piano, senza sapere che cosa dirle, sperando che basti la voce a darle un filo di luce. Mi risponde impercettibilmente, poi meglio, nel suo dialetto di cui capisco poco. Prima di rimandarla, appena la pioggia rallenta un poco, mi ricordo di chiederle: “Hai mangiato oggi?”. “No, niente”. Posso offrirle solo un pacchettino di biscotti e una bottiglia d’acqua.

       

…altre schegge invece s’infiggono nella memoria. Non andranno più via.

         

Un mucchietto di vita rannicchiato sulla poltrona, che ingoia quei biscotti e tre bicchieri d’acqua senza dire una parola, gli occhi vuoti, attenta solo a non svegliare il bimbo.

     

Si chiama Sila Mistry.

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