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Piedi

Un po’ d’acqua raccolta che scola in un lucido piatto di bronzo, sapone, risciacquo, poche gocce di olio, ancora acqua e poi l’asciugamano. Due donne accolgono l’ospite così, lavando e ungendo i piedi con calma e abilità, mentre tutti s’affollano, guardano con attenzione, sorridono, spesso cantano. Poi offrono una collana di fiori. M’imbarazzava terribilmente arrivare nei villaggi aborigeni e dovermi sedere davanti a tutti per sottopormi a questa cerimonia. Come per tante altre cose, il disagio a lasciarmi lavare i piedi nasceva dalla mancanza di sintonia con quello che stava accadendo. Pian piano ho capito, o meglio percepito. Lavare i piedi non è certo più servile o umiliante che preparare un caffè per un amico che viene a trovarmi. E’ un affettuoso gesto di accoglienza che aiuta proprio là dove hai più bisogno: i piedi impolverati, accaldati, a volte doloranti. Non potrei far da solo? Certo, anche il caffè potrei prepararmelo da solo, o berlo al bar prima di salire dall’amico… ma se me lo offre lui è un’altra cosa! Ora gusto fino in fondo questo gesto così concreto, umano, saggio, e mi commuovo per la gioia affettuosa con cui mi aiutano a sentirmi a casa, a rialzarmi con un meraviglioso senso di ristoro.

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