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Scuola dei poveri

“Uno, due, tre, quattro, cinque…e poi?”- “Proviamo ancora: uno, due, tre, quattro, cinque…”. P. Gabriel, rettore del seminario, ha catturato in strada e, seduto con loro nel prato, tenta un poco di ripetizione ai due vivacissimi nipotini della donna che vive spaccando mattoni, nella striscia di terra (meno di due metri) fra il muro del giardino e la strada. Uno fa la quarta, l’altro la seconda. Con fatica immensa la nonna procura loro quaderni e biro, qualcosa di simile alla divisa ben pulita, e li manda alla scuola statale del quartiere dei baraccati…Ma, senza “lezioni private”, la scuola non insegna a contare fino a sei.

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