Nigeria: ex prete, nuovo governatore

Nigeria: ex prete, nuovo governatore

È la seconda volta che accade nello Stato della Benue, dove Hyacinth Lorem Alia, molto popolare per le Messe di guarigione e di “liberazione” dei malati, ha vinto le elezioni, dopo essere stato sospeso dal sacerdozio

Hyacinth Lorem Alia, ex prete cattolico della diocesi di Gboko, è stato eletto governatore dello Stato nigeriano della Benue, nell’Est del Paese. Un anno prima, era arrivata la sospensione dal sacerdozio, in quanto la sua candidatura era stata ritenuta dal suo vescovo, monsignor William Avenya, «totalmente contraria alla nostra vocazione». Ciononostante, Alia – che era molto conosciuto soprattutto le Messe di guarigione e di “liberazione” dei malati durante il suo ministero pastorale – ha potuto contare su questa popolarità per farsi eleggere. È il secondo sacerdote cattolico eletto governatore di questo Stato: prima di lui era successo a Moses Orshio Adasu, candidato nel 1992 per il Partito Social Democratic Parti (Sdp), deposto dai militari nel novembre 1993.

Alia si è candidato all’inizio del 2022 con il partito presidenziale All Progressives Congress (Apc). Dottore in etica biomedica, e fino alla sua candidatura collaboratore dell’Università cattolica della diocesi di Gboko, il sacerdote era molto apprezzato per le sue celebrazioni durante le quali pregava in particolare per la guarigione dei malati. Da diversi anni, mostrava anche ambizioni politiche che avevano suscitato alcune rimostranze e che hanno portato alla sua sospensione quando si è apertamente candidato.

Non è la prima volta che ciò accade a un prete cattolico in Nigeria (e non solo). Casi analoghi si sono verificati in passato anche in altri Paesi africani, come la Costa d’Avorio o la Repubblica Democratica del Congo. Il divieto di ricoprire contemporaneamente cariche politiche e religiose è imposto dal codice di diritto canonico, secondo il quale i chierici non possono esercitare potere civile a meno che non ne vengano dimostrate la necessità e l’utilità. Nel caso di Alia, è stato monsignor William Avenya, il vescovo della diocesi di Gobko, a dichiarare, il 20 maggio 2022, che la sua candidatura era incompatibile con il ministero sacerdotale, che però potrà tornare a esercitare una volta concluso l’incarico politico.

Questo, tuttavia, non ha significato una rottura con la Chies. Anzi. Alia e il suo vice, Sam Odeh, al momento del giuramento, di fronte alle autorità civili, religiose e tradizionali, hanno dichiarato di avere un’unica missione: servire il popolo dello Stato del Benue con «le più grandi sincerità, trasparenza e responsabilità».

Anche il vescovo Katsina-Ala, Isaac Bundepuun Dugu, che ha presieduto la Messa di Pentecoste alla vigilia del giuramento, ha sostenuto che l’elezione di Alia ha marcato la nascita di un’alba nuova per i cittadini della Benue, principalmente per la classe media e i giovani, che hanno votato in massa per l’ex sacerdote, che continua a mostrarsi in pubblico con il clergyman. Del resto, la sua vittoria la si deve in gran parte ai suoi “fedeli”, che sperano di trovare in lui un leader capace e rispettoso, in grado di alleviare le sofferenze della gente. «Non deluda i cittadini che l’hanno votata – ha chiesto espressamente monsignor Dugu -. Siamo in attesa di un soffio nuovo, che influenzi gli organismi e le strutture del governo, dal mercato del lavoro alla sfera politica, alla sicurezza e oltre».

In particolare, Alia rappresenta una speranza nella lotta contro l’insicurezza: «La sua amministrazione deve ridare dignità a tutte le persone, in particolare ai poveri e ai marginalizzati, oltre che agli sfollati».