La tentazione dei sovranismi e l’altra via del Vangelo
L’EDITORIALE. Assistiamo ogni giorno di più all’affermazione di movimenti nazionalisti e sovranisti, al diffondersi di pericolose retoriche, alla fascinazione dell’uomo forte… Ma per quanto invochino talvolta il nome di Dio, tutto ciò è inconciliabile con il Vangelo della pace. Ascoltalo anche in PODCAST
Viviamo un tempo di grande inquietudine. Mentre la minaccia del cambiamento climatico si fa più incombente, i fronti delle guerre non trovano composizione, anzi aumentano per numero e per intensità. Il senso di impotenza e paura è sempre più diffuso: quando finirà la notte? Quanto manca all’alba?
Molti si chiedono, sgomenti: che cosa fa la comunità internazionale? E qual è il ruolo delle Nazioni Unite? È diffuso il sospetto che l’Onu non faccia il suo lavoro, o peggio che abbia tradito la sua missione e sia un dispendioso baraccone, condizionato dal diritto di veto di cinque nazioni. L’Organizzazione delle Nazioni Unite compie 80 anni, essendo nata all’indomani della Seconda guerra mondiale con l’intento di dare pace al mondo e assicurare il rispetto dei diritti umani. Negli stessi anni anche i migliori leader europei sognarono un’Europa unita e solidale. Sogni infranti per sempre? La disillusione si traduce nell’affermazione, un po’ ovunque, di movimenti nazionalisti e sovranisti: la gente sembra voler leader forti per risolvere i problemi. Eppure furono proprio sentimenti come questi, sapientemente aizzati e manipolati, che causarono le tragedie dei due conflitti mondiali, iniziati da leader forti e popolari. Nazionalismo e sovranismo nutrono l’opinione pubblica di persuasiva retorica, ma offrono soluzioni orribili: chiusure delle frontiere, razzismo, muri, corsa agli armamenti, nuove guerre, e anche – c’è da temere – la terza guerra mondiale, a pezzi o tutta intera.
Sandro Calvani, già funzionario dell’Onu da sempre impegnato nella solidarietà internazionale, ci racconta in queste pagine anche il lavoro positivo dell’Istituzione, sottolineando che i suoi critici non offrono soluzioni migliori. E denuncia la prepotenza delle potenze vincitrici che non hanno rinunciato al diritto di veto, una misura intesa, nel 1945, come transitoria. Le dottrine del nazionalismo e del sovranismo, per quanto invochino talvolta il nome di Dio, sono inconciliabili con il Vangelo della pace. La Chiesa è universale, non conosce stranieri. I missionari attraversano i confini per costruire un’umanità nuova. Se la dottrina sociale della Chiesa ammette la liceità dell’amore per il proprio Paese, non mi pare che il patriottismo trovi ispirazione nel Vangelo di Gesù.
Sempre attuale è la lezione di don Lorenzo Milani, il maestro-profeta amato da Papa Francesco e Papa Leone: «Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. (…) Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto».
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