Filippine: emergenza El Niño

Filippine: emergenza El Niño

Nelle Filippine ci sono un milione di persone a rischio fame. La Fondazione Pime Onlus ha deciso di aprire una raccolta di emergenza a favore della parrocchia dell’Arakan, a Mindanao

 

«In diverse aree della valle dell’Arakan i contadini hanno esaurito tutte le scorte di cibo e sono costretti mangiare i topi che trovano nei campi». La tragica testimonianza arriva all’inizio di maggio da padre Peter Geremia del Pime, missionario nella diocesi di Kidapawan, nel Sud delle Filippine. La carestia causata dal Niño nel Paese asiatico riguarda oltre un milione di persone, una situazione grave che ha spinto la Fondazione Pime Onlus ad attivare un intervento di emergenza a supporto soprattutto delle popolazioni tribali, non raggiunte dagli aiuti umanitari (cfr. box).

A cominciare da ottobre del 2015 El Niño ha sconvolto il clima in molte aree del mondo. Inondazioni, piogge intense e forti aumenti di temperatura: sono gli effetti di questo fenomeno climatico, che riscalda l’oceano Pacifico tropicale orientale e centrale modificando i modelli delle precipitazioni e delle temperature, soprattutto nelle regioni tropicali. Da febbraio del 2016, El Niño ha iniziato il suo declino per quanto riguarda l’intensità. Il peggio, dal punto di vista meteorologico, è passato. Ma quel che resta dopo mesi di siccità, soprattutto nel sud-est asiatico e in Africa, è un’emergenza umanitaria la cui gravità si sta allargando a macchia d’olio e che durerà almeno fino alla fine del 2016.

In alcune aree del Sud-est asiatico sta ricominciando a piovere. Il problema, però, è che dopo almeno tre raccolti falliti non ci sono più scorte: né alimentari per far fronte alla fame, né di sementi per nuove coltivazioni.

In tutto il mondo sono 60 milioni le persone colpite da questo cambiamento climatico, con molteplici  conseguenze per la salute. «Dall’Etiopia ad Haiti, passando per Papua Nuova Guinea, stiamo assistendo ai danni prodotti da El Niño, e crediamo che l’impatto sulla salute pubblica sia destinato a proseguire per tutto il 2016, anche dopo che El Niño andrà a calare» ha detto all’inizio di maggio Richard Brennan, direttore dell’Emergency Risk Management & Humanitarian Response Department dell’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo l’Oms il momento in cui i governi devono intervenire «per evitare decessi e malattie inutili» è proprio questo.

Dopo El Niño si prevede, già a partire da giugno, la fase successiva denominata La Niña, che dovrebbe portare precipitazioni e umidità. Ma questo non significa in automatico un miglioramento della situazione. Secondo Mike Bourke, esperto dell’Australian National University, più persone moriranno dopo l’arrivo delle piogge rispetto alla fase precedente di siccità, perché cominceranno a coltivare la terra in una situazione di denutrizione e debolezza fisica causata dalle malattie che hanno colpito la popolazione in questi mesi.

Nel Sud-est asiatico, i Paesi più colpiti sono le Filippine, con un milione di persone senza cibo sufficiente, e la Papua Nuova Guinea (un milione 480 mila). Nelle Filippine El Niño ha inaridito il 40 per cento del territorio. Sulla grande isola meridionale di Mindanao, dove si trova Kidapawan, 23 province su 28 sono in piena carestia. A Kidapawan, lo scorso aprile le proteste di una folla di seimila agricoltori sono sfociate nella violenza. I contadini sono scesi in piazza e hanno bloccato la strada statale chiedendo alle istituzioni la distribuzione di riso per alleviare la fame e ci sono stati scontri con le forze dell’ordine.

«Non piove da quattro mesi e la gente non è riuscita a mettere da parte del denaro per i tempi in cui non può né seminare né raccogliere – commenta padre Giovanni Vettoretto, missionario del Pime a Kidapawan -. La nostra parrocchia è tra le zone più colpite per la sua posizione geografica e a causa della conformazione geologica: ci sono poche sorgenti d’acqua ed è praticamente impossibile costruire una rete di irrigazione agraria, tranne che in poche e circoscritte località. Le popolazioni tribali sono le più esposte: possono solo pregare che piova, nient’altro. La gente ha fame e chiede del riso».

Il governo filippino è finito sotto accusa: il dipartimento del welfare aveva dichiarato la disponibilità di otto miliardi di pesos (circa 150 milioni di euro) da devolvere in programmi di assistenza per le famiglie colpite dal Niño, ma i fondi, a metà del 2016, non erano ancora stati allocati. «I comuni e i sotto comuni (barangay) non hanno risposto in tempo alle necessità della gente. Il popolo faceva pressioni già da gennaio – afferma padre Vettoretto -. Noi qui in parrocchia abbiamo da mesi la fila di gente che chiede aiuto. Le autorità hanno lasciato andare le cose, sperando che si sistemassero. La situazione invece è peggiorata: il calore non ha bruciato solo piante e coltivazioni ma anche le case».

Nel frattempo, a offrire assistenza umanitaria alla popolazione sono state organizzazioni internazionali come la Croce Rossa, la Caritas e il Programma alimentare mondiale. «Ci sono state anche iniziative di solidarietà da parte della diocesi, della regione, del municipio e della parrocchia – sottolinea padre Vettoretto -. Bisogna dire che in Arakan è arrivato abbastanza riso, chiaramente insufficiente per sfamare tutti».

 

 

RACCOLTA FONDI D’EMERGENZA

La Fondazione Pime Onlus ha deciso di aprire una raccolta di emergenza e di inviare un contributo immediato alla parrocchia dell’Arakan, sull’isola di Mindanao nelle Filippine, che come tante altre aree del mondo in questi mesi è colpita da una grave siccità conseguenza del fenomeno atmosferico noto come El Niño, che periodicamente colpisce l’area del Pacifico. Gli effetti, accentuati dal cambiamento climatico, si sono fatti sentire in maniera molto forte quest’anno nelle Filippine e in particolare nella zona dell’Arakan, la stessa dove prestava il proprio ministero padre Fausto Tentorio, missionario del Pime ucciso nel 2011. Qui i raccolti compromessi hanno provocato anche gravi tensioni sociali. Il periodo di siccità dovrebbe essere ormai nella sua fase conclusiva nelle Filippine, ma l’emergenza alimentare rimane seria nell’Arakan. Anche perché le esperienze precedenti con El Nino dicono che c’è il rischio che al periodo secco seguano piogge particolarmente intense, che rallenterebbero ulteriormente la ripresa della produzione agricola. Di qui l’intervento della Fondazione Pime Onlus che ha messo a disposizione della parrocchia dell’Arakan, dove sono presenti i missionari del Pime, uno stanziamento da 25 mila euro che verranno utilizzati subito per comprare sacchi di riso per fronteggiare l’emergenza alimentare. Vale la pena di notare che questo intervento avviene a un anno di distanza dall’apertura a Milano di Expo 2015; quasi a ricordarci che l’impegno di «Nutrire il Pianeta» chiede di essere portato avanti con un’attenzione costante ai volti concreti della fame oggi. È possibile contribuire al progetto di emergenza a sostegno dell’Arakan colpita dalla siccità, indicando nella causale della donazione «Progetto di emergenza S131». Info: www.pimemilano.com