Alberico Crescitelli visto dai pronipoti: «Una figura moderna»

Alberico Crescitelli visto dai pronipoti: «Una figura moderna»

Incontro con Alberico, Carlo e don Livio: tre discendenti di sant’Alberico Crescitelli, missionario del Pime originario dell’Irpinia e martire in Cina, ai quali la storia del parente ha insegnato tanto e che, ora, vogliono fare qualcosa per ricordarlo. Dal giubileo personalizzato a un cortometraggio.

 

Sant’Alberico Crescitelli (1863-1900) si fa in tre. Tre, come il numero di discendenti che Mondo e Missione ha rintracciato in Irpinia, e che restituiscono le mille sfaccettature del santo, incarnando ognuno un aspetto particolare del missionario del Pime, martire in Cina: Alberico, Carlo, Don Livio.

Alberico Crescitelli, medico oculista avellinese, è il discendente diretto del missionario in terra cinese, salito nel 2000 agli onori degli altari: suo padre era nipote del santo; è lui che ha curato le iniziative istituzionali relative alla canonizzazione e per sua volontà, grazie alla decisione di donare una parte della casa natale del santo alla parrocchia e al comune di Altavilla Irpina, è nato nel 2005 un museo dedicato a Sant’Alberico con tutti i cimeli provenienti dalla Cina, mèta di diversi pellegrinaggi e visite di scolaresche, ed è lui che inizia a raccontare alla nostra testata il suo rapporto con l’avo santo e le iniziative in progetto per ricordarlo.

«Essere discendente di un santo è un grande impegno; essendo cattolico praticante e portando il suo nome, sento doppiamente il dovere di onorare la memoria di sant’Alberico, che inevitabilmente ha influenzato il mio essere medico. Nel mio rapporto con i pazienti cerco di essere il più umano possibile e sempre disponibile e questo certamente è un dono che ricevo ogni giorno dal santo. Il suo esempio di un cristianesimo che trasforma concretamente il mondo, mi aiuta ad impostare  i rapporti con familiari e amici con amore e serenità e nel lavoro mi insegna a  guardare oltre il guadagno e a vedere nella persona che si rivolge a me, un essere che ha bisogno di aiuto.

sant'alberico museo 014

Avverto inoltre l’esigenza di farlo conoscere sempre più. A breve, ho intenzione di mettere in campo una sorta di ‘giubileo’ di sant’Alberico: vorrei portare l’immagine del santo in missione nelle varie parrocchie della diocesi di Benevento, nella quale è compresa Altavilla Irpina, e in quelle della provincia di Avellino, di cui amministrativamente fa parte il paese natale di sant’Alberico. Questo compito potrebbe essere affidato, di concerto con la chiesa locale, a gruppi di parrocchiani di buona volontà, organizzando delle giornate di preghiera e riflessione sulla figura e sulla spiritualità di sant’Alberico».

Un santo generoso, moderno, che si è sporcato le mani tra la gente prima nel suo paese e poi nella terra lontana della missione cinese. Quasi un sindacalista, che si è battuto per i diritti delle donne e dei cristiani.  Un viaggiatore non convenzionale, che ha trasmesso la sua curiosità per il mondo e per i popoli ad un altro discendente, Carlo Crescitelli.

Spiega Carlo in uno dei suoi blog: «Il mio interesse per i viaggi difficilmente risale a una tara genetica, anzi. Mamma e papà migrarono ad Avellino, da Ariano Irpino e  da Altavilla Irpina, quando erano già in età matura, e così la nostra nuova vita nel capoluogo non ha mai avuto granché di esotico. Mia moglie, lei sì, per stirpe è scozzese del clan Morrison delle Ebridi esterne, ma, ancora una volta, io che c’entro?

Eppure un viaggiatore tra i miei avi ce l’ho: sant’Alberico Crescitelli. Un missionario che lasciò l’Irpinia nel 1888 per andare ad evangelizzare lo Shaanxi del Sud e ci morì nel 1900, ucciso durante la rivolta dei boxers.  Padre Crescitelli, anzi Guo Xi De secondo la cinesizzazione della pronuncia del nostro cognome, è stato una delle coraggiose vittime del tormentato rapporto tra la civiltà cattolica ed il complesso mondo dell’Asia, i cui riflessi non si sono ancora placati, visto che la sua canonizzazione, avvenuta nel 2000, ha suscitato le vibranti proteste del governo della Repubblica Popolare Cinese, che lo ha dipinto come un nemico del suo popolo, attribuendogli addirittura, in modo a dir poco semplicistico ed anacronistico, personali responsabilità delle politiche coloniali delle potenze imperialiste dell’epoca. Ovviamente ben altri ed illustri agiografi si sono nel tempo occupati del mio sfortunato antenato; a me, che lo conosco attraverso le loro pagine e soprattutto attraverso il museo che il Comune di Altavilla gli ha dedicato, esponendo nella sua casa natale i suoi poveri effetti personali recuperati e fatti rientrare dalla missione dopo la sua morte, piace spesso ripensare ai suoi ritratti o alle sue foto sbiadite dal tempo. Vi compare in zimarra, stivali di feltro a punta, cranio rasato e codino come da disposizioni imperiali, sguardo sereno e lunga barba. E mi piace immedesimarmi nel lunghissimo e periglioso viaggio che lo ha portato ad attraversare mezzo mondo, risalendo in chiatta il corso del fiume Han fino alla sua remota destinazione».

 

 

Eccentrico e fantasioso, originale e curioso, videomaker e documentarista, Carlo svela a Mondo e Missione il suo imminente progetto per rendere omaggio a Sant’Alberico: un cortometraggio.  «Mi ha sempre affascinato lo spirito avventuroso del santo, che lo ha portato in una terra lontana tra mille rischi. Sento di condividere con lui la curiosità umana per i popoli della terra e il desiderio di conoscere e confrontarmi con mondi diversi. Voglio provare a raccontare attraverso un cortometraggio la storia di sant’Alberico soffermandomi sulla vicenda umana più che su quella spirituale. Ho pensato di utilizzare una chiave di lettura particolare, diversa, far dialogare il santo con le diverse sfumature della sua anima umana, attraverso la rappresentazione di due figure: il bene e il male, l’una simbolo della vanità umana, della voglia di avventura che ti spinge ad andare lontano e a diventare spettatore della storia di popoli sconosciuti, l’altra che dà voce al mondo degli affetti del santo, lasciati nel paese natale di Altavilla Irpina e dunque, il rapporto con la famiglia, in particolare con la madre, con le sue origini irpine.

museo alberto crescitelli

Nel cortometraggio verrà raccontato anche l’intenso rapporto epistolare che sant’Alberico intratteneva con suo fratello; dalle lettere emerge la realtà cruda e difficile della missione. Direi che sant’Alberico, senza ombra di dubbio, oltre all’elevato profilo spirituale, aveva i connotati di un moderno operatore umanitario, quindi vorrei narrare le vicende del mio avo in maniera non convenzionale, da un punto di vista estremamente umano. Ho già individuato i possibili attori del cortometraggio, prestoinizierò a lavorare sulla sceneggiatura».

Da ultimo interviene un altro discendente di sant’Alberico, don Livio Iannaccone, legato al santo tramite una parentela collaterale per parte di madre, parroco di Altavilla Irpina e rettore del santuario diocesano di San Pellegrino e Sant’Alberico Crescitelli. «La mia missione sacerdotale è stata senz’altro influenzata da sant’Alberico; attraverso la lettura della sua vita, sono stato colpito dal suo particolare insegnamento, basato sull’annuncio del Vangelo, sulla promozione umana e sulla carità

 

».